Rabbia e polemiche, sui Nebrodi, l’indomani del caso del dottor Gianfranco Abbadessa, il medico morto a Tortorici durante una visita domiciliare, in attesa di un’ambulanza, mai arrivata in tempo.
“Nessuna polemica col gli operatori del 118 o con l’Asp. E’ ovvio che il problema è di natura politica ed è la politica che deve decidere. Anzi, ha ragione il dottor Runci: i criteri vanno rivisti. E la politica deve decidere una volta per tutti se i bisogni primari di questo territorio, tra i quali ci sono quelli alla salute, vanno soddisfatti o no“. A intervenire nuovamente è il sindaco di Castell’Umberto Vincenzo Lionetto Civa, che qualche giorno fa ha denunciato l’accaduto proprio per riaccendere i riflettori su quello che per i Nebrodi è ormai un problema conclamato, ovvero quello del depotenziamento progressivo dell’assistenza sanitaria.
“Il criterio di un’ambulanza medicalizzata per ogni 60 mila abitanti avrà forse un senso in città come Messina o altri territori, certo non può averlo in questo territorio, un’area interna montuosa, frastagliata, alle prese con disagi nella viabilità viste le distanze da percorrere. E’ un criterio che finisce per destinare più fondi e assistenza ai grossi centri e al nord e penalizzare invece i territori che ne hanno più bisogno”, conclude il primo cittadino umbertino.
Il caso di Abbadessa non è il solo e non è neppure il primo ovviamente. Qualche tempo fa destò molto scalpore la vicenda della donna di Mistretta che ha perso il figlio durante la corsa in autostrada verso il primo ospedale disponibile, quello di Patti. Per non parlare delle continue battaglie dei primi cittadini del territorio e dei comitati a difesa dell‘ospedale di Sant’Agata, alle prese coi continui tagli.
E se i criteri assistenziali sono quelli che sono e tocca alla politica scegliere, ci sono delle storture che evidenziano come i bisogni dell’area vengano ignorati di là delle linee prefissate.
I dati epidemiologici in possesso della Regione, per esempio, segnalano l’area dei Nebrodi come “zona rossa” per le malattie cardio vascolari, che qui hanno un’alta incidenza. L’emodinamica disponibile più vicina è pero a Patti, a Messina città ve ne sono 3, un’altra è stata allocata a Taormina. Su un territorio di circa 50 km quadrati, quindi, ce ne sono 4, su un’area di almeno altri 100, invece, e con una morfologia del territorio più complessa, neanche uno, malgrado il rischio più alto.
Poche ambulanze e senza medici
Sulle carenze del 118, invece, torna l’onorevole Bernadette Grasso: “Si tratta solo della punta di un iceberg , perché nell’ultimo corso di formazione per 80 medici di emergenza-urgenza, solo 38 si sono iscritti e 9 sono stati ritenuti idonei a sostenere gli esami. Dall’Asp mi sono anche arrivate precise rassicurazioni sul fatto che uno dei 9 medici idonei sarebbe stato destinato al servizio di ambulanza sui Nebrodi”.
Allarme rilanciato anche da Codice Bordeaux, tramite i portavoce Antonella Russo e Giovanni Giacoppo: “Le nostre richieste rivolte alla Regione Siciliana al fine di intervenire sulla grave ed inaccettabile situazione in cui versa il servizio di urgenza–emergenza della provincia di Messina sono rimaste senza alcun seguito. Attendiamo ancora il riscontro dell’assessore regionale alla Salute che facesse
seguito alla “promessa” formalmente fatta dai suoi dirigenti regionali di costituire un tavolo tecnico
permanente di controllo e monitoraggio del servizio di emergenza–urgenza, al quale Codice Bordeaux
sarebbe stato chiamato a partecipare in via permanente. Attendavamo anche che si facesse seguito
all’ulteriore “promessa” ottenuta sempre dagli stessi dirigenti della Sanità Regionale di avviare una
campagna condivisa tra la popolazione per il corretto uso del “servizio 118”.
Codice Bordeaux sta promuovendo una serie di iniziative di condivisione con la cittadinanza e di proteste, “se del caso eclatanti, affinché il colore della emergenza ed urgenza non si trasformi in maniera definitiva e irreversibile in codice nero”.