Tra Monti, Petrucci e Celentano, un Paese sbandato, alla ricerca di una guida

Mi ha colpito l’esito del sondaggio pubblicato sul Corriere della sera del 15 Febbraio, all’indomani della decisione di Monti di non candidare Roma come sede delle Olimpiadi del 2020. Il 90,5% delle risposte esprimeva apprezzamento per la decisione dell’uomo in loden. Contrariamente a quanto prevedeva lo stesso Presidente del Consiglio, certo che i media “l’avrebbero massacrato”.
Anche la carta stampata si è mostrata sulla stessa lunghezza d’onda dei lettori del quotidiano milanese e solo il Messaggero, principale quotidiano di Roma, ha manifestato apertamente il suo disappunto.
Perché Monti, come molti “opinion maker all’amatriciana”, aveva sbagliato clamorosamente le sue previsioni?
Perché avevano dato credito alle televisioni nazionali, RAI in testa.
Nei giorni precedenti, infatti, le emittenti tv, pubbliche e private, avevano dato voce ai vari Petrucci e Alemanno, nonché a rappresentanti di atleti, tassisti, commercianti, albergatori e ristoratori romani, tutti rigorosamente allineati nel considerare la candidatura olimpica come una grande opportunità per l’intero Paese.

Da non lasciarsi assolutamente sfuggire.
Arrivando a convincere persino Monti – oltre ai guru dell’informazione e ai centri di potere che contano, che gravitano al 99% nell’ambito culturale della capitale -, che quella fosse l’opinione della maggioranza degli Italiani.
Invece,non era affatto vero.
Ora, che le Olimpiadi a Roma rappresentino un gigantesco affare per i cittadini romani è semplicemente scontato. Lo sono per Gianni Petrucci – Presidente del Comitato Olimpico Italiano da dodici (12 !!!!) anni – al quale Monti ha decurtato lo stipendio di circa 100 mila euro l’anno, visto che eccedeva di 100 mila euro circa quello del Presidente della Corte di Cassazione (304.991,95 €) -, lo sono per Alemanno – sindaco della Capitale, legittimamente ansioso di cogestire almeno una decina di miliardi -, lo sono per gli atleti – è il loro mestiere! -, lo sono per i tassisti, gli albergatori, i commercianti e i ristoratori – che speravano legittimamente di aumentare i loro introiti -, lo sono per le migliaia di Romani speranzosi di godere dei vantaggi economici direttamente o indirettamente derivanti dalla pioggia di denaro prossima a cadere dalle parti del Campidoglio. Lo sono per la RAI (romana) e per i suoi giornalisti (non ricordo se 1.800 o 1.600), che vedono la possibilità di preziose entrate straordinarie, migliaia di ore di diretta e nuove attrezzature. Lo sono anche per i cittadini della Capitale, che rinnoverà impianti sportivi, linee e mezzi di trasporto, un po’ come è successo a Napoli con il G7 del 1994 o a Torino con le Olimpiadi invernali del 2006.
Intendiamoci, in questo, non c’è nulla di male, ma sono un affare per il resto del Paese?
La maggioranza degli Italiani pensa inequivocabilmente di No.
Concludendo, finiamola di dare credito alle sciocchezze interessate che, dagli schermi televisivi, ci propinano i politici, agli sproloqui alla Celentano – con le patetiche platee dei teatri di posa, zeppe di gente che applaude a comando -, agli opinionisti che pontificano per convincerci a pensarla come loro. Fortunatamente, il Paese reale è molto diverso da quello – politicamente corretto e intellettualmente disonesto – che ci viene mostrato dalle tv “romane”.
Meglio sbagliare con la nostra testa che per i “consigli” di questi giganti del pensiero debole.