Politica

Meloni contro il Manifesto di Ventotene e quella gag di Guzzanti

Giorgia Meloni contro il Manifesto di Ventotene alla Camera dei deputati. “Non è la mia Europa”. La presidente del Consiglio, estrapolando alcune frasi ad arte dal testo, ha compiuto un’azione irrituale sul piano istituzionale. Si legge sul sito governativo (non il Partito dei comunisti combattenti): “Era il 1941 quando Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, nel periodo in cui erano stati confinati sull’isola di Ventotene per essersi opposti al regime fascista, idearono un progetto di unità europea”. Il Manifesto fu poi pubblicato da Eugenio Colorni che ne curò la redazione e ne scrisse la prefazione. Quel Colorni poi ucciso dai nazisti e medaglia d’oro al valor militare.

Guzzanti investe Marzocca e lo aggredisce: “Ma allora rivuole il comunismo”

Ma in realtà perché Meloni ha attaccato il Manifesto, omaggiato invece dal presidente della Repubblica Mattarella in occasione dell’ottantesimo anniversario? Corrado Guzzanti e una sua geniale gag con Marco Marzocca possono spiegarci il motivo. Nell’episodio comico televisivo degli anni Novanta, dagli archivi Rai, Guzzanti è un distinto signore che investe Marzocca sulle strisce pedonali. Il pedone rimane a terra. Ha male alla gamba. È dolorante. L’investitore si ferma ma gli dice subito: “Non è niente”. E, mentre cresce l’indignazione dell’uomo a terra, l’automobilista interpretato da Guzzanti controlla se ha subito danni alla macchina, pur avendo torto marcio. Cerca di rialzarlo (“Piano che si è rotta”, lo implora l’investito) e vorrebbe andarsene (“A posto”).

Il malacapitato non può che protestare: “Ma a posto che? Prendi la targa e l’assicurazione. Chiama l’ambulanza, per favore”. Tuttavia, la replica di Guzzanti è sorprendente: “Ma allora rivuole il comunismo. Allora rivolete il comunismo. Torniamo agli anni Cinquanta. Ma allora adesso l’Unione sovietica è una cosa buona”. “Ma che c’entra?”, balbetta l’investito. Ma il signore continua: “In Cile era dittatura e in Urss no? Sai quanti milioni di morti?”.

Un vecchio sketch che illumina la mossa nella comunicazione di Meloni

Un esterrefatto Marzocca soccombe al fiume in piena delle parole di Guzzanti. A un certo punto, sovrastato da tanta illogica argomentazione, si arrende: “Lasci perdere, non mi interessa”. E, esasperato, se ne va a casa zoppicando. “Certo, fate le vittime”, commenta l’automobilista. E poi, quando la vittima se n’è andata, rivolto alla telecamera confessa: “Ahó, funziona sempre”.

Questo sketch illumina il colpo di genio o la furbizia nella comunicazione della presidente Meloni e del suo staff. Invece di farsi mettere sotto dalle (non efficacissime) opposizioni sulle divisioni nel governo sul riarmo e l’Europa, ha buttato la palla in tribuna. E ha aspettato che gli altri abboccassero. Chi se ne importa se nel frattempo non sono stati rispettati la memoria antifascista e i nostri valori fondanti. Valori repubblicani ed europei.

“Fate sempre le vittime”, diceva il personaggio di Guzzanti. In questo caso, l’importante è l’effetto. Ventotene, o il trattato della Garbatella, conta il risultato mediatico.