Due voci in un fitto dialogo e la musica ad accompagnarle. Questi due soli elementi hanno travolto il pubblico pienissimo (ma perfettamente distanziato) dell’Arena del Museo Regionale di Messina per la serata inaugurale di Restate al Mume.
Ad aprire il calendario è il Teatro dei 3 Mestieri con “Meno male che c’è Luigi”, prima nazionale dello spettacolo scritto dall’attrice, regista e drammaturga Donatella Venuti. Un bellissimo omaggio ad una delle più rilevanti figure del teatro messinese, prematuramente scomparsa proprio lo scorso 4 luglio.
La regia di Roberto Bonaventura porta in scena un testo dai toni beckettiani, dove comicità e dramma vanno di pari passo. Sul palco incontriamo Concettina (Claudia Zappia), seduta sulla sua sedia a rotelle, e il marito Alfredo (Gianfranco Quero) a spingerla per la strada. La scena è volutamente spoglia, vediamo solo una panchina e un lampione dietro ai personaggi. Spoglia era, infatti, anche la scenografia di Aspettando Godot, con un unico albero, le cui foglie cadute scandivano il passare dei giorni. Al posto dell’albero di Beckett, qui, segnano i rintocchi del tempo le musiche originali di Arcadio Lombardo, figlio di Donatella Venuti. Il musicista accompagna dal vivo i due attori, intervallando, con la sua chitarra, il loro dialogo ferrato, fatto di continue battute e risposte, rigorosamente in dialetto siciliano.
Un dialogo divertente e riflessivo, con una grande domanda di fondo: “Dove è Luigi?”. Concettina aspetta, disperatamente, l’arrivo di suo figlio Luigi, accompagnata malvolentieri dal marito Alfredo. Concettina confonde continuamente il marito per il figlio, offre lui la merenda, ha ripetute dimenticanze per cui Alfredo la redarguisce.
Mentre domanda senza pausa dove sia suo figlio, Concettina elogia, ripetutamente, il vento. Il vento, che le note leggere di Arcadio Lombardo sembrano quasi rievocare, è molto importante per lei. Nonostante Alfredo la esorti a rientrare a casa, Concettina vuole restare fuori ad aspettare Luigi, cullata da questo vento che può tutto, che le porta il “ciauru” di cose vicine e lontane, che le fa sentire l’odore del suo Luigi anche se non riesce a vederlo.
Gli scambi tra i due sono al tempo stesso farseschi e riflessivi, esilaranti e malinconici; ridiamo, pirandellianamente, con amarezza, dinanzi ai comportamenti atipici e stravaganti di questa mamma che è sofferente, siede su una carrozzina, perde la memoria, ma ricorda benissimo di star aspettando suo figlio.
Di Luigi, proprio come di Godot, non sappiamo nulla. Dalle parole dei protagonisti, intuiamo che forse si è arruolato, oppure che è in carcere. Alfredo mostra, poi, alla moglie una foto arrivata a casa per posta; è indirizzata a Luigi da parte di Totò. Si aggiunge, così, un altro personaggio misterioso da dover attendere. Ma Concettina confessa di sapere tutto di suo figlio, “anche quello che lui non sa”, e di conoscere quindi Totò, un ragazzo bellissimo, un vero angelo.
Il confronto tra i due coniugi continua, generando sempre più domande ma non trovando alcuna risposta; finché il sipario si chiude e ci lascia spiazzati. I troppi interrogativi immobilizzano ogni spettatore sulla sua sedia.
Chi è Luigi? Esiste davvero? Se esiste davvero è vivo? Se è vivo arriverà mai? E se, invece, Luigi fosse proprio quel vento che Concettina ama tanto? Quel vento capace di portare con sè l’odore del figlio?
E, poi, chi è Totò? Qualcuno che ama Luigi? O è proprio lui, in realtà, il figlio di Concettina?
E se fosse tutto solo nella mente di Concettina?
Sono tante le domande che avremmo voluto rivolgere a Donatella Venuti, non ne abbiamo più l’occasione, ma questo mistero aumenta il fascino dell’opera, lasciando a ciascuno la possibilità di cercare la propria risposta.
“Meno male che c’è Luigi” è un testo così intenso, che solo a descriverlo mi sembra di impoverirlo; con due grandi interpreti i cui volti, con le loro espressioni, riempiono di mille sfaccettature ogni significato; un omaggio meraviglioso ad una grande artista messinese; un successo per la produzione del Teatro dei 3 Mestieri e per tutta la rassegna.
“È un immenso regalo che Donatella ci ha fatto e che oggi, proprio in occasione del primo anniversario dalla sua morte, speriamo di poterle restituire” dichiarano Claudia Zappia e Gianfranco Quero a fine spettacolo.
La rassegna al Mume è stata resa possibile da una rete di realtà costituite in Ats – Associazione temporanea di scopo in un luogo speciale grazie al Museo e al suo direttore Orazio Micali: l’Apollo srl (con capofila Fabrizio La Scala), l’Accademia Filarmonica, la Filarmonica Laudamo, i Nutrimenti Terrestri e il Teatro dei 3 Mestieri, in collaborazione con Apollo Spazio Arte di Loredana Polizzi e proseguirà con un cartellone fittissimo per tutto luglio, agosto, fino a settembre.
Il Teatro dei 3 mestieri, poi, insieme al cartellone dedicato alla drammaturgia contemporanea all’interno di Restate al Mume, ha organizzato per questa estate anche un’ulteriore rassegna: Fuori in Scena 2021 – Famiglia a teatro, dedicata ai bambini, in programmazione nello spazio all’aperto del Teatro dei 3 Mestieri.