Come preannunciato da giorni, in questo fine settimana lo scirocco è tornato a spirare in maniera impetuosa, soprattutto sull’area tirrenica e sulla zona più settentrionale dello Stretto, dove la particolare morfologia del territorio tende ad amplificare ulteriormente il flusso proveniente da S-SE. Ma in certe occasioni, specialmente in primavera, può capitare che mentre sullo Stretto e sulla costa tirrenica si attivano autentiche bufere di scirocco, basta spostarsi pochi chilometri più a sud, sull’area ionica, a sud di Alì, per entrare in un’area di calma totale di vento.
Il particolare fenomeno capita spesso in primavera, quando le temperature dello Ionio sono fredde e l’aria in arrivo dal Sahara è piuttosto calda.
In primavera, quando le acque superficiali dello Ionio raggiungono le temperature più basse dell’anno, capita che sopra la superficie del mare si crei uno strato di aria molto fredda e densa, spesso circa 500/800 metri, a ridosso della costa catanese e del messinese ionico.
Quando dalle coste libiche inizia ad affluire aria particolarmente calda (e poco densa), succede che il flusso sciroccale, in risalita dalla Cirenaica e dal Golfo della Sirte, giunto a ridosso della costa ionica messinese, non riesce a scalzare questo strato di aria fredda, preesistente sopra la superficie del mare. In questo caso l’aria calda, spinta dallo scirocco, essendo più leggera, è costretta a scorrere al di sopra di questo “cuscino di aria fredda”, originando così nei bassi strati una zona di calma e aria stabile. Mentre a quote più alte, sopra i 700/800 metri, il flusso sciroccale continua a scorrere impetuoso, per ridiscendere nella bocca sud dello Stretto, incanalandosi fra Capo dell’Armi e Capo Alì, ed accelerando, con intensità di burrasca per il famoso “effetto Venturi”.
Lo sviluppo di queste inversioni termiche, praticamente sopra il mare, quando la superficie marina è più fredda dell’aria trasportata dallo scirocco, fa da barriera al vento, facendolo scorrere a quote più alte, per canalizzarsi dentro lo Stretto di Messina (effetto Venturi). L’orografia (Etna, Peloritani e Aspromonte) renderà quasi immobile questo strato di aria più fredda sullo Ionio, visto che ci sarà bisogno di una notevole spinta per sollevarlo verso l’alto, di almeno 1 km. In questo tratto di costa lo sbarramento orografico, eretto da montagne a strapiombo sul mare con altimetrie di oltre 1000 metri, è un pochino impervio.
Ciò spiega perchè spesso in primavera, mentre a Messina il vento di scirocco spira in maniera intensa, con raffiche fino a 70/80 km/h, sulla costa ionica, da Capo Alì fino a Catania, si ha un’estesa area di bonaccia, senza che si muova foglia, spesso caratterizzata da banchi di nubi basse (stratocumuli fra Etna e Peloritani) che rappresentano il limite dello strato d’inversione di questo cuscino di aria fredda.
Va detto che nonostante la calma, o la presenza di venti deboli, il moto ondoso del mare, invece, rimane tutt’altro che tranquillo, visto che a largo della costa, ad est dell’area dove rimane intrappolato il cuscino freddo, lo scirocco soffia in maniera intensa, sollevando un bel moto ondoso, con onde imponenti, organizzate in swell (onda lunga).