La Polizia di Stato e la Guardia di Finanza hanno fermato i presunti scafisti. Lo sbarco è avvenuto domenica 24 luglio
MESSINA – Sono 5 i cittadini egiziani di età compresa tra i 21 e i 28 anni che sono stati fermati dalla squadra mobile della Questura di Messina e dal G.I.C.O. – Nucleo P.E.F. della Guardia di Finanza di Messina, con la collaborazione delle Squadre Mobili di Catania e Siracusa, durante gli sbarchi di migranti del 24 luglio. I 5 sono indiziati di reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte come conseguenza di altro delitto: 179 le persone soccorse in acque internazionali e 5 i cadaveri.
Tutto è partito alle 8.30 di domenica 24 luglio, quando sono giunte al Molo Norimberga due motovedette della Capitaneria di Porto con i suddetti 179 migranti, a cui si aggiungono i 5 rimasti vittime della traversata. Il salvataggio dei 179 è avvenuto nell’ambito di una vasta operazione di soccorso di 674 persone a bordo di un peschereccio, fatti sbarcare non solo a Messina ma anche a Siracusa, Catania e Crotone. La Procura di Messina ha avviato prontamente le attività investigative per identificare eventuali scafisti.
Dal racconto reso da alcuni testimoni, i migranti sono stati confinati circa un mese in un luogo di transito, una connection house, sulle coste della Libia, prima di partire la sera di martedì 19 luglio. Durante la traversata, i membri dell’equipaggio hanno improvvisamente spento i motori e chiesto soccorso, con un dispositivo satellitare di cui si sono prontamente liberati, gettandolo in mare. E intanto i migranti hanno raccontato di gesti di violenza con percosse con bastoni e cinghie, dopo la richiesta di cibo o acqua. Dai racconti si è arrivati ai cinque soggetti, tutti sottoposti a fermo per i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte come conseguenza di altro delitto e, espletate le formalità di rito, condotti presso la casa circondariale di Messina “Gazzi”. Il procedimento è ancora in fase di indagini preliminari e che, in ossequio al principio di non colpevolezza fino a sentenza di condanna passata in giudicato, sarà svolto ogni ulteriore accertamento che dovesse rendersi necessario, anche nell’interesse degli indagati.