Politica

Messina al bivio tra le pagine chiare e le pagine scure

di Marco Olivieri

MESSINA – Una città sfiduciata. Una città che dà, seppure lievi, segnali di ripresa. Una città “morta”, senza speranza. Una città che può, nel tempo, risollevarsi. Intervistando in strada alcuni cittadini, il sentimento prevalente è quello dello sconforto per una Messina che ha oltraggiato la propria bellezza dagli anni Cinquanta in poi. Una Messina affogata in una profonda crisi economica e sociale e in un’antica “grande bruttezza”, rivelata dalla scarsa cura del territorio, tra degrado e sporcizia. Di conseguenza, alla domanda “come vede Messina?”, si mescolano rabbia per le istituzioni e pessimismo sul futuro. Al contrario, chi proviene da fuori, e torna durante il periodo festivo, è più propenso a coglierne i passi in avanti. Ed è forse più consapevole, ad esempio, che il tracollo del commercio ha cause più complesse e profonde rispetto alle scelte attuali dell’amministrazione comunale.

Messina, dunque, “tra le pagine chiare e le pagine scure”, per citare De Gregori. Il lavoro e la qualità della vita faranno la differenza. La risposta è qui. Facile da scrivere ma sono queste le priorità per un territorio, compresa la città metropolitana, ai margini da troppi anni. Nel 2025 vorremmo che la fiducia per il futuro aumentasse. Ma, per nutrire una speranza non cieca, occorre che il progetto sulla città sia chiaro.

Comune, università, realtà imprenditoriali e sindacali e terzo settore dovrebbero rafforzare una cooperazione virtuosa per immaginare in prospettiva la Messina del futuro. E, da parte di noi cittadini, deve affermarsi una cultura del dovere civico, nel segno del rispetto del luogo in cui viviamo, pari alla necessità (sacrosanta) di reclamare i diritti.

Qualità dei servizi e occupazione i temi più caldi

Occupazione, risanamento, pulizia, viabilità, acqua sono i temi più toccati perché sui due fronti già citati, lavoro e qualità della vita, si gioca tutto. Qualità dei servizi, polo tecnologico da riempire di contenuti, attrarre investimenti, progetti sociali e culturali, valorizzazione dello Stretto come centro di scambi, internazionalizzazione sempre più spiccata dell’università e della città, spinta (decisiva) alla formazione delle nuove generazioni e attenzione a chi è rimasto indietro: Messina ce la può fare. Ma ce la potrà fare se avrà un’idea di città e di territorio metropolitano all’altezza della crisi antica e attuale.