"Riteniamo che questo piccolo bene debba essere valorizzato, ma più complessivamente vogliamo attrarre l'attenzione dei cittadini e sensibilizzarli ad un nuovo rapporto con tutta questa bellissima zona, cuore della città, e perché si sensibilizzino anche la politica, le associazioni e il volontariato affinché tutta l'area sia restituita alla città e alla bellezza". A dichiararlo è il consigliere comunale Maurizio Rella, presidente dell'associazione Messina Bene Comune, che recentemente, con la collaborazione di altre associazioni come Legambiente e di studiosi messinesi come gli storici Alessandro Fumia e Antonio Cattino, si è fatta promotrice di una petizione popolare, presentata questa mattina in un incontro a Palazzo Zanca, per porre all'attenzione dell'Amministrazione e della Sovrintendenza dei Beni Culturali e Ambientali, il destino di un importante opera architettonica, di rilevanza storico culturale, della città: Palazzo Scardino.
Costruito nell'800, Palazzo Scardino, detto anche della Famiglia "Rosa", esempio dell'architettura messinese del XIX secolo, , sopravvissuto al terremoto del 1908, sconosciuto alla maggior parte della cittadinanza messinese, si trova oggi in uno stato di abbandono ed inserito in un contesto degradato quale quello della via Don Blasco, ormai diventata: "discarica pubblica, selvaggia, a cielo aperto" – come dichiara lo stesso consigliere Rella – e questo non lo possiamo accettare. Tutta la Zona Falcata, dalla Lanterna del Montorsoli alla Real Cittadella, è immersa nel degrado e nell'abbandono, è negata alla città e costituisce una discarica pubblica: copertoni, eternit, immondizia, che viene abbandonata e a volte pure incendiata, deturpa una delle zone più belle delle città; che tuttavia anche la città rifiuta, perché neanche i messinesi capiscono il valore ambientale, paesaggistico, culturale della Zona Falcata e di tutto l'affaccio della via Don Blasco".
La petizione chiede un intervento del Comune soprattutto per sollecitare i proprietari del palazzo a porre in essere tutte le opere a presidio di un eventuale crollo ed eventualmente intervenire in danno qualora non lo facciano: innanzitutto perché un problema di salvaguardia di un bene storico che, anche se privato, appartiene a tutta la città, ed inoltre è un problema di incolumità pubblica che il comune non può sottovalutare.
La Sovrintendenza, invece, dovrebbe apporre il vincolo affinché il palazzo sia protetto e sottratto ad eventuali speculazioni. Il vincolo consentirà anche la possibilità di utilizzarlo e di restituirlo alla città con un progetto di recupero e di valorizzazione. In una ipotesi di risanamento di tutta l'area questo palazzo potrebbe essere il simbolo della riqualificazione ed eventualmente ospitare un museo del mare o della Zona Falcata.
Tuttavia, l'obbiettivo finale dell'associazione Messina Bene Comune non è tanto la salvaguardia del palazzo in sé, ma che:" attraverso l'attenzione a questo palazzo – conclude Rella – vi sia un'attenzione più generale verso tutta l'area, con il coinvolgimento di altro volontariato, associazionismo e di tutti coloro che hanno a cuore le sorti della città, affiche tutta questa zona sia restituita ai cittadini, alla bellezza. Il palazzo deve diventare simbolo di un complessivo progetto di valorizzazione delle zona falcata di cui tanto si parla ma che mai è stato portato a buon fine".
Una visita guidata in questi luoghi abbandonati della via Don Blasco, ma di importanza storica, ambientale e culturale, sarà promossa da Legambiente dei Peloritani, venerdì 12 maggio alle ore 10, in occasione della settimana Salvalarte Sicilia. L'obbiettivo dell'associazione è quello di raggiungere le 1000 firme entro fine maggio e chiunque voglia partecipare può farlo firmando la petizione a questo link http://petizionepubblica.it/pview.aspx?pi=IT82045.
Marco Celi