La settimana che inizia dovrebbe essere fondamentale per il destino delle Province. Il condizionale,quando si ha a che fare con la Regione Sicilia è d’obbligo e lo è a maggior ragione quando si parla della cancellazione delle Province, voluta da Crocetta nel giugno 2013, e dell’istituzione dei Liberi Consorzi tra comuni e delle Città Metropolitane, riforma che a distanza di otto mesi naviga ancora in alto mare.
Se l’Ars non dovesse approvare il Ddl entro il 15 febbraio il rischio è che si torni al voto per eleggere i Consigli provinciali e i presidenti, frettolosamente cancellati dal governo regionale alla vigilia delle amministrative 2013.
Il disegno di legge è stato approvato in sede di Commissione Affari Istituzionali e in settimana approderà in Aula per il voto definitivo. Il testo emendato in Commissione non è la bozza Valenti, predisposta dall’assessore regionale agli Enti locali nei mesi scorsi, ma si basa sulla proposta del Pd Cracolici che presenta diversi punti da valutare, compreso il fatto che “tarpa le ali” alle Città metropolitane così come immaginate in un primo momento. Su questi punti i Democratici riformisti annunciano battaglia ed anche le opposizioni, con La Destra in prima linea, si preparano a modificare quanto approvato in Commissione.
Il testo prevede l’istituzione di 9 Consorzi (coincidenti con gli attuali confini delle province) e 3 Città Metropolitane (Palermo, Catania e Messina).
I comuni che rientrano nelle previsioni del Decreto del Presidente della Regione del ’95 sulle Aree Metropolitane, avranno sei mesi di tempo, dalla pubblicazione della legge, per scegliere se aderire alle Città Metropolitane.
I comuni che confinano con un altro Consorzio, avranno sei mesi di tempo per scegliere se aderire al Consorzio confinante o rimanere in quello attuale.
Le funzioni e le competenze dei Liberi Consorzi e delle Città Metropolitane saranno assegnate con legge regionale dopo la definizione dei confini territoriali.
La governance dei Consorzi sarà composta da organi di secondo livello scelti fra gli amministratori dei comuni: il testo approvato dalla commissione, dunque, non prevede elezione diretta di I livello per la scelta del presidente e dell’assemblea del Consorzio. In sintesi vanno definitivamente in soffitta gli organi elettivi del Consiglio provinciale e del presidente della Provincia.
Tutte le note dolenti di un testo che rischia di essere peggio di quel che c’era, sono state al centro dell’assemblea generale dell’Associazione L’altro futuro, presieduta dal professor Giuseppe Gambardella e che si è tenuta a Santa Maria Alemanna.
La riforma rappresenta, soprattutto per Messina, un’occasione da non perdere, ma proprio per questo occorre saper leggere con attenzione tra le righe di un Ddl che può celare ostacoli invisibili. Due i rischi maggiori, uno legato ai “confini” della Città Metropolitana, che se si riducono notevolmente, ne vanificano la portata e potenzialità, come sottolineato più volte dal professor Michele Limosani: “Stiamo attenti a non cadere nella trappola che fa sì che tutto cambi per non cambiare nulla” ed il secondo, relativo alla guida dei Liberi Consorzi, che potrebbe trasformarsi in una satrapia, accentrando tutti i poteri nelle mani di chi non sarà eletto direttamente dai cittadini.
Su questi aspetti si è soffermato il capogruppo regionale dei Dr Beppe Picciolo che porterà all’Ars emendamenti per modificare la norma: “Identificare la città metropolitana con gli attuali confini territoriali della città, significa soltanto accentuare una condizione di isolamento di quei territori che hanno una vocazione naturale ad interagire con la nostra città, che ne verrebbe fortemente penalizzata”.
Ulteriori perplessità riguardano i meccanismi degli organi di governo dei Liberi Consorzi, che non saranno eletti direttamente dai cittadini, con il rischio di accentrare troppi poteri in mano ad organismi che sovrintendono alle scelte a livello metropolitano o provinciale. Saranno infatti le assemblee dei sindaci ad eleggere, i vertici dei Liberi Consorzi.
“ In un momento in cui in Italia si sta ponendo in essere- ha detto Picciolo – una riforma elettorale che limita notevolmente il diritto di scelta dei cittadini, creare a livello locale organismi partecipati con meccanismi elettivi riservati alla casta, può rappresentare un grave errore politico ed un vulnus per il sistema democratico. Spero che il Presidente Crocetta ed il Parlamento Regionale se ne rendano conto in sede di riscrittura finale della norma.”
Ad aprire i lavori è stato il Consigliere comunale Carlo Abbate, vice presidente dell’ Associazione, che ha evidenziato come la riforma offra ampie opportunità per accedere ai fondi Europei attraverso le linee guida di “ Europa 2020”. Tra gli interventi il professor Limosani che da mesi propone un innovativo modo di immaginare la Città Metropolitana come volano di sviluppo e che si è soffermato sull’esigenza di costruire un modello di sviluppo centrato sulle vocazioni naturali, quali il mare e le relazioni con l’altra sponda dello stretto. Il deputato regionale Pd Filippo Panarello ha invitato ad un ragionamento sul testo da fare in linea con gli orientamenti politici nazionali cercando, per la specificità messinese, di capire come aprirsi ai territori limitrofi. Marcello Greco, presidente della Commissione Ars lavoro e cultura ha espresso le sue perplessità sul Ddl, poiché esisterebbero problemi di costituzionalità alla luce di una recentissima sentenza del TAR, su ricorso proposto dall’UPI, che appaleserebbe la necessità di modificare preliminarmente Costituzione e Statuto regionale.
Dall’Assemblea dell’Associazione L’altro futuro è quindi emersa una proposta contenuta in un documento che sarà utilizzato dai Democratici riformisti e da Filippo Panarello, per il Pd, per emendare il testo in discussione all’Ars.
Con il documento si chiede alla deputazione di apportare modifiche al disegno di legge affinchè Messina non disperda le sinergie con il territorio circostante;-favorire azioni di partecipazione popolare per coinvolgere l’opinione pubblica dando la parola ai cittadini in termini propositivi e di scelta individuale della propria rappresentanza; coinvolgere le Università dello Stretto perché supportino sul piano della ricerca e delle idee un progetto di area dello Stretto; individuare ipotesi di governance di questa vasta area anche in termini consultivi almeno in una fase iniziale.
Rosaria Brancato