Dal 22.29 % di gennaio al 54.39 % di novembre. Manca ancora il dato di dicembre ma la crescita della raccolta differenziata, nel 2021 a Messina, è evidente. In mezzo, il 22 maggio, l’eliminazione dell’ultimo cassonetto in strada e l’estensione del porta a porta in tutta la città.
Secondo i numeri di Messina Servizi, la media provvisoria del 2021 è del 41.73 %. Manca dicembre che, con una stima sulla linea dei mesi precedenti, farebbe arrivare il dato finale vicino al 43 %.
Il picco è stato toccato a settembre, al 58.68 %, poi un lieve calo a ottobre (54.83 %) e novembre (54.39 %) che – spiega il presidente di Messina Servizi, Pippo Lombardo – è dovuto “al flusso dei consumi e alla stagionalità dei rifiuti”.
Secondo i dati Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), Messina era all’11.2 % nel 2016, 14.2 nel 2017, 17.9 nel 2018, 18.8 nel 2019, 29.2 nel 2020, in questi anni un dato superiore solo a Palermo e Catania tra le città italiane con più di 200mila abitanti. Nel 2021, invece, con dati ancora da confermare, Messina avrebbe raggiunto Genova, Bari e Roma.
Nel dettaglio, nel 2018 erano stati raccolte 2643 tonnellate di cartone, 917 di plastica, 28 di lattine, 1761 di vetro e 1971 di carta. Nel 2021 sono 5691 di cartone, 7449 di plastica, 23 di lattine, 6983 di vetro e 6368 di carta.
Con la raccolta differenziata cambiano costi e ricavi. Nel 2018 si producevano 120.189 tonnellate di rifiuti, di cui 98.443 indifferenziati e 21.745 differenziati con un costo di smaltimento di 12 milioni e ricavi di 661mila euro per la differenziata. Nel 2021 la produzione di rifiuti è calata a 97.682 tonnellate di cui 55.305 indifferenziati e 42.376 differenziati, con un costo di smaltimento di 7.4 milioni e ricavi di 2.7 milioni per la differenziata. Da un differenziale negativo di 11.4 milioni a uno di 4.7, quindi un risparmio di quasi 7 milioni. “Il calo di produzione di rifiuti è nazionale – dice Lombardo -, le attività commerciali hanno lavorato meno a causa della pandemia. Incide la crisi economica, la produzione di rifiuti è direttamente proporzionale all’andamento del Pil”.
Se il costo dei rifiuti è diminuito di quasi 7 milioni perché la Tari non diminuisce, anzi addirittura aumenta? “Questi soldi ci hanno permesso di fare investimenti, comprare mezzi e assumere personale mentre in mancanza di impianti aumentano i costi di smaltimento” – prosegue Lombardo.
Anzi di personale ce ne vorrebbe ancora di più perché se la raccolta differenziata ha fatto grandi passi avanti la città resta sporca. “Mancano 180 operatori per lo spazzamento, con loro avremmo avuto la città pulita ovunque, con un responsabile per zona” – aveva detto l’ex sindaco Cateno De Luca, lanciando le solite accuse contro il Consiglio comunale.
Al momento Messina Servizi ha circa 460 dipendenti a tempo indeterminato e 147 a tempo determinato, fino al 31 maggio, in attesa che il Consiglio comunale approvi il nuovo Pef (Piano economico finanziario).
Messina Servizi ha acquistato e installato mille contenitori per le deiezioni canine, georeferenziati per il controllo degli svuotamenti. Ma come si usano? “Bisogna acquistare nei supermercati o nei negozi per prodotti casalinghi i sacchetti adeguati, poi vanno gettati dentro il contenitore, aprendo lo sportellino sopra. Appoggiare i sacchetti sulla parte superiore fa credere che i cestini siano pieni, impedendo ad altri di aprire il contenitore” – spiega Lombardo.
Con l’eliminazione dei cassonetti stradali sono stati posizionati 1500 contenitori per la raccolta differenziata, che si sono aggiunti ai 98 porta rifiuti in cemento e ad altri 600 già presenti sul territorio, dopo essere stati convertiti per la differenziata. Alcuni lettori, però, ci hanno segnalato che in qualche contenitore c’è un solo sacchetto, così non si possono differenziare i rifiuti. “Sono casi rari, se gli operatori mettono un solo sacchetto vengono richiamati. Anche se purtroppo i rifiuti vengono differenziati male anche quando ci sono quattro sacchetti diversi” – dice ancora il presidente di Messina Servizi.
E poi c’è il problema degli impianti. Messina manda i suoi rifiuti indifferenziati alla discarica di Lentini, a 130 chilometri di distanza (che diventano 260 andata e ritorno), mentre dallo scorso luglio l’umido va nell’impianto di compostaggio di Milisinni, al confine tra Catania e Lentini, a 120 chilometri di distanza (240 a/r). Sembrano tanti ma se si considera che prima l’umido di Messina finiva in sette regioni italiane, persino a Rivoli (Torino), cioè a 1.370 chilometri di distanza…
“Con la Rem srl di Milisinni abbiamo raggiunto un ottimo accordo – dice Lombardo -, paghiamo 110 euro a tonnellata per conferimento e trasporto, meno della metà del prezzo di mercato che è tra 230 e 240 euro a tonnellata. In realtà il costo aumenta a 165 euro a tonnellata a causa della maggioranza dovuta al superamento del 5 % di frazione estranea, per la quale serve una lavorazione più articolata. Ma comunque risparmiamo circa 50/70 euro a tonnellata. Considerato che ne trasportiamo 2mila tonnellate al mese, è un risparmio di 100/140mila euro al mese”.
Messina, intanto, punta a costruire un impianto proprio per il trattamento dell’umido a Mili, dal costo di 33 milioni. Dopo un lungo iter burocratico il progetto è pronto e ha superato la fase istruttoria, “entro febbraio – ha detto l’ex assessora Dafne Musolino – verrà convocata la conferenza di servizi”. A quel punto il costo potrebbe più che dimezzarsi, da 165 euro fino a 60 euro a tonnellata.
L’unico impianto di selezione in tutta la provincia è quello di Pace, zona nord del capoluogo, autorizzato al trattamento di 40mila tonnellate annue (a metà 2018 erano solo 4mila) di carta, cartone, plastica e alluminio a Messina e undici Comuni della provincia. I rifiuti differenziati vengono imballati, pesati, etichettati e affidati al consorzio di filiera, che poi li smista negli impianti privati, nelle province di Catanzaro, Taranto, Salerno, Frosinone e Lucca. “Purtroppo c’è carenza di impianti al sud – spiega Lombardo – ma questi costi di trasporto non sono a nostro carico”.
Ma se il porta a porta è attivo in tutta la città perché da settembre a dicembre 2021 la raccolta differenziata è rimasta sulla percentuale del 55 %? E come fare per aumentarla e raggiungere almeno l’obiettivo del 65 %?
Nel 2021 Messina ha trasportato in discarica 55mila tonnellate di rifiuti indifferenziati, circa 150 al giorno. Una quantità, secondo i dati di Messina Servizi, che potrebbe essere ridotta del 60 % e portata quindi a sole 60 tonnellate al giorno, circa 22mila in un anno. Se si riuscisse in quest’intento, la raccolta differenziata potrebbe “schizzare” a percentuali comprese tra il 75 e l’80 %. Tra le quindici città con più di 200mila abitanti prese in esame da Ispra, l’unica a riuscirci è Parma, che ha chiuso il 2020 all’82.7 %. Tutte le altre sono più giù: Venezia (66 %), Milano (62.7), Padova (60), poi via via le altre.
Ma come ridurre la quantità di indifferenziato e aumentare quella di differenziato? Facendo bene la raccolta, cosa che a volte non avviene, e il dato non migliora granché a distanza di un anno.
Messina Servizi ha svolto un’analisi a campione in una settimana di febbraio 2021 a confronto con una settimana di febbraio 2022: nella prima i rifiuti indifferenziati erano composti in percentuale al 21.1 % da umido, al 18.4 % da carta e cartone, al 26.5 % da plastica, per fermarsi alle tre voci più importanti. Nella seconda, a distanza di un anno, non cambia molto, anzi il dato dell’umido è addirittura in aumento, da 21.1 a 21.8 %, mentre quelli di carta e cartone (da 18.4 a 15.5) e plastica (da 26.5 a 23.8) diminuiscono lievemente.
Cosa vuol dire? Che alcuni cittadini gettano umido, carta e plastica nell’indifferenziato invece che nei contenitori appositi, creando un danno a tutti perché così aumentano i costi dell’indifferenziata e non crescono i ricavi della differenziata.
Soluzione? “Martelleremo i cittadini con una campagna di comunicazione mirata – conclude Lombardo -, anche perché non è un problema solo economico ma anche ambientale”.
(Marco Ipsale)