Messina – Quando la burocrazia congela anche i diritti essenziali, come quello alla cura e all’assistenza. Succede a Messina dove, pur avendo ottenuto giustizia davanti al giudice, un disabile gravissimo non ha ricevuto ancora l’assistenza che gli spetta dal 2023. Perché? Carte che mancano, rimpalli tra gli uffici…lungaggini…insomma la più “gravissima” delle disabilità italiche: la burocrazia.
Ha 58 anni il protagonista del caso. L’uomo a causa di un ictus midollare soffre di una grave paresi che lo costringe sulla sedia a rotelle. Ha perciò bisogno di cure praticamente costanti. Per questo nel 1990 la Regione lo ha riconosciuto invalido al 100% con diritto alla pensione di accompagnamento.
Nel 2017 l’uomo chiede di essere ammesso ai benefici riconosciuti ai disabili gravissimi. Ma l’Asp di Messina, dopo la visita medica, nel 2018 gli rifiuta la “qualifica” di invalido gravissimo. L’uomo ripresenta la domanda nel 2021 ma davanti al rifiuto, fa causa e chiede al Tribunale del Lavoro e previdenza di Messina che gli venga riconosciuto lo status disabile gravissimo e l’accesso conseguente ai benefici economici.
Nel maggio 2024 il Tribunale (dottoressa Rando) gli da ragione, accogliendo pienamente le ragioni dell’avvocato Francesco Ponzio che lo assiste. Il 58enne quindi per l’Inps adesso, a partire da giugno 2023 come stabilito dal Tribunale, ha diritto ad una pensione di 1200 euro. Basterebbero per permettergli cure e assistenza. Ma l’Asp non paga. Perché?
L’avvocato Ponzio ha inviato più di una mail di sollecito in questi mesi, senza ottenere il dovuto. Ha anche “bussato” fisicamente più volte agli uffici dei funzionari incaricati. L’ultima risposta ottenuta? E’ stato smarrito un documento, il patto di cura, necessario alla liquidazione degli arretrati e delle mensilità future. Un documento che risulta protocollato un mese e mezzo fa.