La Cina, il tetto del mondo,è in ginocchio per il Coronavirus e per quanto qualcuno lo voglia ancora negare, mai come oggi ci stiamo rendendo conto di quanto tutti siamo legati e dipendenti dal mondo orientale anche inconsapevolmente.
Andando sui siti più noti come Amazon o Swish possiamo notare come la maggior parte degli articoli non siano più disponibili e quanta gente,che tutti i giorni affollava store cinesi, oggi per paura del contagio non sa più dove comprare un pettine, uno smalto, o un tappetino per la cucina. Insomma dal piccolo fermaglio per i capelli, alla grande industria dell’elettronica e dell’automobilismo, tutto sembra inesorabilmente avere risentito del virus che potrebbe trasformare l’epidemia in una pandemia.Gli store cinesi che,come dicono le statistiche,venivano presi d’assalto almeno una volta al giorno da buona parte della popolazione,oggi invece sono quasi deserti.
I ristoranti cinesi,che sia a pranzo che a cena,specie nelle grandi città,facevano il tutto esaurito hanno subito un calo del 70%,tanto da spingere i gestori a fare veri e propri appelli tramite stampa e tv per tranquillizzare l’opinione pubblica. Panico e disinformazione stanno dilagando e tra fake news e psicosi isteriche è il momento di tornare alla realtà .I negozianti cinesi in Italia e anche in Sicilia lamentano un ingiustificato terrore che si sta espandendo più velocemente della stessa malattia.
Mai come oggi ci si può rendere conto di quanto il popolo cinese sia entrato in punta di piedi e,poco a poco sempre più prepotentemente,in tutte le grandi città e quanto possa essere diversa la vita senza la merce da loro prodotta e fornita. Un virus quello che arriva dalla Cina, che sta gettando nel panico, non giustificato per la città di Messina, la maggior parte della popolazione. Perché troppo spesso sono i falsi allarmismi e l’ignoranza ad uccidere centinaia di volte in più che un virus, troppi gli episodi di violenza che si stanno manifestando in ogni parte d’Italia, psicosi che si stanno trasformando in immotivata emarginazione verso un popolo la cui unica colpa è quella di essere stato colpito per primo da un virus “forse”ancora lontano da noi.