MESSINA – La classifica sulla qualità della vita del Sole 24 Ore rappresenta l’identikit di un territorio e delle sue emergenze. Una radiografia attendibile delle necessità di Messina e provincia. Una città metropolitana che presenta molti punti critici in analogia con un sud da ricostruire. I progressi ci sono: non a caso la provincia di Messina scala otto posizioni e giunge all’89esimo posto su 107 province. Tuttavia, ciò che conta è concentrarsi sulle difficoltà che vive chi abita in queste zone. Una vita in bilico, sempre in affanno, tra fragilità del territorio e crisi economica e sociale. E su questo occorre incalzare la politica nazionale e locale, affinché si possa ricostruire una comunità più vitale.
In ambito lavorativo il dato è allarmante: secondo la classifica siamo al 103esimo posto, su 107, per i giovani che non lavorano e che non studiano, i cosiddetti Neet. La media nazionale è del 22,1 per cento e tra Messina e provincia raggiunge il 37 per cento. A questo aggiungiamo che il tasso d’occupazione è del 43,8, contro il dato nazionale del 63,2, con una posizione in bassa classifica del 99esimo posto.
In generale, le potenzialità, in chiave turistica artigianale ed economica, pensiamo al valore aggiunto del clima e dell’ambiente ma anche del patrimonio culturale, risultano frustrate dall’emergenza lavoro e da un’istruzione non adeguata.
Al di là dei numeri, ciò che conta è il numero elevato di ragazzi che né studiano né cercano lavoro e un tasso d’occupazione generale al di sotto del 50 per cento. Nei mesi scorsi, si erano pure commentati i dati Istat, per i quali Messina presenta il più basso tasso d’occupazione dei grandi Comuni, con solo il 35,1 per cento d’occupati. Abbiamo più del sessanta per cento di persone che non lavorano e assistiamo a una continua emigrazione.
Esiste una vera e propria emergenza istruzione nel nostro territorio e i dati lo confermano: Messina e provincia è al 95esimo posto per persone con almeno un diploma. 51,4 la media locale e quella nazionale 61,7. E, per laureati e altri titoli terziari, in un’età che varia dai 25 ai 39 anni (dati Istat 2021), ci troviamo al 103esimo posto, su 107, con media del 16,9, mentre quella nazionale è del 26,7.
Pochissimi laureati e pure pochi diplomati in un territorio dove dispersione scolastica ed emergenza sociale tendono ad aumentare: questo è uno scenario sul quale riflettere a tutti i livelli. Dalla scuola alle politiche sociali nazionali, regionali e comunali, senza dimenticare l’Università.
Da questa percentuale sono esclusi i lavori in nero e quelli precari. Il quadro è quello di una realtà priva di prospettive solide nella creazione di posti di lavoro. Tra gli aspetti positivi, invece, il 28esimo posto raggiunto dall’imprenditorialità giovanile, con una media locale del 9 per cento, superiore all’8 per cento nazionale. E, altro aspetto positivo, la qualità ricettiva delle strutture alberghiere, undicesimo posto, media locale del 4 rispetto alla media nazionale del 3,3.
Sul piano delle ombre, per le nuove iscrizioni delle imprese siamo solo al 106esimo posto, media del 4 per centro contro il 5,1. E il 24esimo posto delle pensioni di vecchiaia, 166 media locale e nazionale 197,0, è il segnale che regista un forte invecchiamento della popolazione. Il reddio medio da pensione di vecchiaia ci porta al cinquantesimo posto (19.632 media locale, 19.563,7 la media nazionale).
Nel frattempo, se i giovani non trovano lavoro e vanno via, come già evidenziato, molti impieghi risultano precari e davvero poco stabili per essere inquadrati nelle situazioni lavorative consolidate. Sul piano della criminalità, invece, Messina e provincia si piazza al 73esimo, con indice peggiore l’associazione a delinquere (2,2). Come spazio abitativo siamo al 37esimo posto e come densità abitativa al 59esimo posto (184 media locale, 264,8 nazionale): l’emergenza sfratti e abitativa sussiste nonostante i tanti appartamenti vuoti.
Si registra un buon risultato per la qualità dell’aria, con il 35esimo posto, 42 per cento media locale contro 51,3 quella nazionale. Se per piste ciclabili si è al 95esimo posto, media locale 1 per cento contro il 9,7 per cento, va meglio per tasso di motorizzazione, 52 media locale rispetto al 65,5, e l’illuminazione pubblica sostenibile si piazza al numero 50, media 47 e nazionale 46,2.
Ancora molta strada c’è da fare sul piano dell’ecosistema urbano, dalla differenziata (nonostante i molti progressi ad esempio a Messina) ai consumi idrici e trasporto locale, secondo i dati di Legambiente, con un piazzamento numero 100, media 0 rispetto a 0,5. Molto da fare pure nei settori dell’energia elettrica da fonti rinnovabili, con il 91esimo posto, media 10 rispetto a quella nazionale 50,3.
In sintesi, confermato anche dalla recente ricerca sul divario nord-sud, la 24esima edizione del Rapporto sulla qualità della vita promossa da ItaliaOggi, emerge il ritratto di un territorio con grandi potenzialità inespresse. Luoghi dove il clima è buono ma il lavoro e l’iistruzione, assieme alla qualità dei servizi e delle infrastrutture, sono ancora parecchio deficitari. Come registrava la ricerca di ItaliaOggi, Messina e provincia si trova all’undicesimo posto per imprese cessate ogni 100 imprese attive e, per rer reddito e ricchezza, raggiunge il 92esimo posto.
Per il territorio messinese, considerando le difficoltà a valorizzare le potenzialità del Pnrr – Piano nazionale per la ripresa e resilienza, solo un investimento massiccio in termini di investimenti in infrastrutture, cultura, imprese, personale competente nei bandi europei e nella burocrazia, con assunzioni e valorizzazione delle nuove generazioni, potrebbe invertire la tendenza. Partendo da una nuova centralità della scuola e dell’Università e da un piano straordianario nelle politiche sociali.
Dalla lotta alla dispersione scolastica al sostegno economico e occupazionale, serve un New Deal, come negli Stati Uniti di Roosevelt negli anni Trenta, per far ripartire davvero zone a rischio desertificazione. Senza i migranti e le seconde generazioni, oggi molti quartieri sarebbero quasi deserti.
Ambiente, occupazione, imprese dovrebbero essere tutti i tasselli di una qualità della vita che non si può affidare solo al bel clima, in assenza di servizi e diritti. Senza dimenticare le strade, i collegamenti ferroviari, i servizi pubblici. Al sud serve un New Deal privo di clientelismi e carrozzoni.