Rock, jazz e non solo. C’è un batterista che porta la propria musica in giro per l’Italia, collabora con artisti di livello internazionale e suona, con loro, anche in festival di fama continentale. Si chiama Giuseppe Risitano ed è un giovane messinese che tempo fa, a 24 anni, ha deciso di inseguire il proprio sogno e lasciare Messina, rinsaldando da lontano il rapporto con la sua città. Un sogno che lentamente si realizza, proprio grazie a collaborazione di altissimo livello, come quella con il compositore Daniele Gottardo, che lo ha portato a suonare anche in Francia, a pochi passi da una leggenda della musica mondiale come il chitarrista Carlos Santana.
In famiglia siamo appassionati di musica, soprattutto dalla parte di mia madre. Due suoi fratelli suonavano, entrambi la batteria. Quindi sia io sia mio fratello Luca ci siamo appassionati a questo meraviglioso strumento. Lui è il batterista dei Basiliscus P, di cui è in arrivo il secondo disco. Io ho fatto un passaggio con la chitarra classica ma è durato poco. La batteria, poi, è stata la mia passione vera. E ho avuto la fortuna di conoscere il mio maestro, che ci ha lasciato qualche anno fa, Angelo Tripodo. Mi ha insegnato tutto, relativamente anche a un’altra mia passione, il jazz. Per me ha significato davvero tanto.
Secondo me tanto. Io credo che importante sia avere un’attitudine, scoprire di avere una passione, ma poi è ancora più importante approfondirla. Studiare. Poi si può decidere se farlo in maniera “istituzionale”, con scuole e conservatori, o da autodidatta. Questo aspetto per me non fa la differenza, purché si capisca che in quest’ultimo caso si deve comunque studiare molto. E poi tanto fa anche l’esperienza degli altri artisti, assaggiare ciò che hanno fatto, rubare con gli occhi, ascoltare le storie. Ho avuto questa fortuna sia con Angelo a Messina sia quando sono andato al conservatorio di Ferrara. Ho conosciuto musicisti importanti come Ellade Bandini, che è davvero il batterista storico del cantautorato italiano, se pensiamo che ha suonato con De Andrè, con Guccini, con Mina, con Bennato. Si fa prima a dire con chi non abbia suonato. Ma ce ne sono stati anche altri come Stefano Bagnoli. Avere impressioni di prima mano di grandi musicisti come loro ha contribuito molto.
Sono stato a Messina fino a 24 anni, facendo la trafila classica di un appassionato. L’influenza del maestro Tripodo per me è stata fondamentale, ma ho sempre cercato anche di suonare con più persone possibile. C’è stato un periodo in cui suonavo davvero tante cose diverse, cover e generi diversi con vari gruppi. Poi mi sono spostato a Ferrara per suonare in conservatorio. Lì ho iniziato a maturare altre esperienze, avendo anche la possibilità di creare progetti miei e frequentare la scena jazz. Ho iniziato a registrare dischi con vari artisti e a suonare in vari festival. Fino ad arrivare al 2015, quando ho avuto la possibilità di iniziare a collaborare con il chitarrista e compositore italiano Daniele Gottardo. Con lui ho registrato nel 2016 un album e da poco un disco orchestrale, di cui sono usciti due singoli proprio in questi giorni. Con lui ho avuto la possibilità di suonare in tutta Italia e anche in festival importante, come in Francia. Si chiama “Guitare en Scene” e con Daniele eravamo in dieci. Abbiamo suonato prima di Santana, è stata una grande emozione perché si tratta di uno dei festival principali in Europa di musica rock e non solo.
Non te lo saprei dire, perché è stato molto bello senza dubbio. Vedere migliaia di persone che ti ascoltano e vedere poi Santana a pochi passi, sentirlo suonare a pochi minuti da te, è sicuramente emozionante. Ma non so se sia stata la più bella, sicuramente una delle più d’impatto. Con Daniele Gottardo abbiamo fatto tante altre cose insieme, tra cui quest’ultimo disco che a breve uscirà. E parallelamente ho qualche progetto personale che nel corso degli anni mi ha dato molte soddisfazioni.
In realtà quando ho deciso di andare via non l’ho pensata in questi termini. Ho pensato soltanto di voler provare a espandere le mie conoscenze, per fare questa cosa che amo nel miglior modo possibile. Tante delle cose che mi piacevano fare latitavano lontano e a Messina, anche se mi spiace dirlo, non sarebbe stato facile. Ho avuto la possibilità di spostarmi e non c’ho pensato troppo, ecco.
Sì, ed è migliorato negli anni. Perché quando sono andato via, pur non avendola mai odiata ovviamente, non mi sono posto molto il problema di salutare. Nel corso degli anni, invece, ho cercato di mantenere un legame con la città e col passare del tempo l’ho alimentato, tornando sia per i ricordi e per la famiglia, ma anche capendo da fuori quanto sia bella e quanto possa dare a chi ci abita.
Per me Messina è una città molto bella, molto più di quanto uno percepisca abitandoci tutto l’anno. Ma allo stesso tempo percepisco sempre un’area di rassegnazione: cose che non si possono fare, pochi stimoli. Mi dispiace un po’ perché non è legato alla città in sé quanto alla sua storia, anche amministrativa, degli ultimi decenni. La vedo come una gemma che potrebbe brillare ma non lo fa del tutto e speriamo riprenda, invece, a farlo. E per quanto riguarda la scena musicale ci tengo a dire che a Messina c’è gente bravissima, c’è un grande movimento, così come in tutta la Sicilia. E questo non va sottovalutato.
Mi piacerebbe riuscire a fare con continuità ciò che amo. Faccio anche lezioni di batteria, ho lavorato qui nel territorio e mi piacerebbe conciliare l’attività concertistica a quella didattica, che per me è molto importante. Mi piacerebbe proprio trovare questo connubio forte tra i due aspetti. Per Messina, invece, spero che si riescano a trovare le condizioni per renderla ciò che dovrebbe essere. Un posto fatto di gente di talento che può decidere di restare a prescindere da ciò che vuole fare nella vita. Questa è la mia speranza e spero possa avverarsi. Io sono un realista, ma comunque una persona positiva. In un percorso ci sono tante cose belle, come quelle che abbiamo raccontato, ma nella vita i percorsi sono pieni anche di mazzate. Sono i momenti in cui ti rendi conto di quali sono i tuoi limiti e di quanta voglia tu abbia di fare tutto ciò che serve per raggiungere un obiettivo. Quindi dico questo: bisognare restare positivi nonostante tutto. Secondo me la cosa più importante da fare, oltre a crederci, è avere la giusta attitudine in mezzo a tutti i problemi che ci sono. Questo diventa fondamentale.