Lavoro

Messina. Il grido disperato dei 4.571 Asu: “Noi sfruttati e dimenticati”

Il grido disperato degli Asu, 4571 lavoratori incastrati nel limbo del non poter essere neanche considerati “precari” in quanto percettori di una misura di sostegno, dura ormai da decenni.

Il Consiglio dei Ministri, su proposta della ministra per gli affari
regionali e le autonomie, Mariastella Gelmini, ha deliberato di
impugnare la legge della Regione siciliana numero 9 del 15 aprile 2021,
recante “Disposizioni programmatiche e correttive per l’anno 2021.
Legge di stabilità regionale”, in particolare la norma (articolo 36) che
prevedeva la stabilizzazione dei lavoratori Asu.

Protesta davanti alla Prefettura di Messina

I lavoratori si sono organizzati con il sindacato Csa Asu in rappresentanza con un sit-in di protesta davanti alla Prefettura di Messina. L’obiettivo è quello rappresentato nella lettera scritta ed inviata alla prefetta di Messina da Clara Crocè, Dipartimento Regionale Asu Sicilia, e da Pietro Fotia, segretario generale Csa: “Gli Asu non riescono a comprendere i motivi per i quali i loro colleghi nel tempo siano stati stabilizzati in applicazione di leggi varate dall’Ars; i motivi per i quali i lsu del resto d’Italia possono godere di norme varate ad hoc, anche in deroga a normative vigenti (piano
del fabbisogno, assunzioni al di fuori della dotazione organica) mentre per gli Asu siciliani sembra non esserci alcuna prospettiva per la stabilizzazione”.

Il Csa chiede al presidente del Consiglio dei Ministri, tramite la prefetta di Messina, “l’istituzione di un tavolo tecnico con la partecipazione dei rappresentanti del governo regionale, nazionale e rappresentanti sindacali dei lavoratori Asu, al fine di ridare dignità lavorativa a lavoratori che sono umiliati da troppo tempo”.

Clara Crocè e Pietro Fotia sono stati ricevuti ieri dal vice prefetto e dal vice capo di Gabinetto a cui hanno consegnato la lettera e dalla quale hanno avuto assicurazione che, insieme al documento, partirà una relazione di accompagnamento alla lettera della prefetta. “Una situazione ben conosciuta dalla prefetta Di Stani, quella degli Asu siciliani, per la quale auspica che iniziative simili passano partire anche dalle altre prefetture siciliane”.

Al sit-in di ieri hanno partecipato delegazioni di lavoratori provenienti da Villafranca, Torrenova, Giardini, Santa Teresa, mentre gli altri lavoratori hanno seguito la diretta della manifestazione.

4.571 lavoratori

“Sono 3880 gli Asu utilizzati in maniera diretta negli uffici pubblici negli Enti Locali, nelle Aziende Sanitarie, nei Musei, nei siti archeologici della Regione Siciliana – ricorda Fotia -, e 691 privati. Essi fanno parte del bacino di cui all’articolo 30 della legge regionale 5/2014 e non possono essere definiti precari in quanto percettori di una misura di sostegno”.

“Lo svolgimento delle attività socialmente utili non comporta l’instaurarsi di un rapporto di lavoro subordinato con gli Enti utilizzatori eppure erogano per gli Enti utilizzatori servizi e svolgono funzioni pubbliche, perché da oltre 20 anni viene negato un contratto di lavoro e i contributi previdenziali. L’assegno di utilizzo è interamente erogato dalla Regione Sicilia. Non avendo un contratto non percepiscono indennità accessorie come, ad esempio, il “rischio” o il “disagio”. In pratica, però, questi lavoratori gestiscono servizi essenziali. E’ innegabile che non svolgono attività di mero supporto ai compiti d’istituto ma coprono le carenze in organico. Se i lavoratori Asu decidessero di svolgere la loro attività limitandola al supporto al dipendente, molti uffici chiuderebbero i battenti. Gli Asu non possono essere considerati come se fossero delle entità estranee all’organizzazione del lavoro e quindi negare il diritto alla stabilizzazione”.