MESSINA – Sul Piano di riequilibrio tutto da rifare o quasi. La Corte dei Conti – sezione di controllo, in una nota, comunica che il provvedimento dovrà essere trasmesso di nuovo al ministero dell’Interno. Di conseguenza, i tempi potrebbero allungarsi in modo notevole. Una decisione che segue alla rimodulazione da parte del commissario, legata al decreto Mille proroghe.
Dopo l’audizione a Palermo dello scorso 14 luglio, il sindaco Federico Basile puntava su una maggiore celerità riguardo al riequilibrio finanziario pluriennale dell’ente ma non sarà così: “In base alla nuova normativa, legata alla legge di stabilità, il Piano di riequilibrio ritorna alla commissione ministeriale. Entro il 29 luglio dovrà essere esaminato in Consiglio comunale e subito dopo sarà inviato a Roma”. A esaminare la situazione contabile sarà la Commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali.
“Purtroppo questo allungamento – sostiene il sindaco – è frutto del muro contro muro del precedente Consiglio. Se il Consiglio comunale, dopo l’approvazione del primo febbraio, avesse discusso subito il Piano, non ci saremmo ritrovati in questa situazione. Sono trascorsi cinque mesi senza che il documento arrivasse in aula. Un muro contro muro dannoso. Tutto slitterà al 2023? Mi auguro di no. Confido in tempi non troppo lunghi per il bene della città”.
Aveva dichiarato il sindaco in occasione dell’audizione a Palermo: “Ho chiesto alla Corte dei Conti di capire se si esprimeranno direttamente o se bisognerà ritornare alla valutazione della commissione ministeriale. Confido nella possibilità di definire una condizione di apparente sospensione che dura da 10 anni”. La risposta della Corte dei conti è chiara: il Piano, pilastro su cui Basile punta per far ripartire il Comune e rilanciarlo in termini di assunzioni e progetti, ritorna a Roma. E non mancheranno le polemiche politiche.
Nello scorso febbraio, la Corte aveva sospeso il giudizio, prendendo atto della decisione comunicata dall’amministrazione De Luca di rimodulare il Piano di Riequilibrio approvato dal Consiglio comunale il 23 novembre 2018. La giunta dimissionaria si era avvalsa dell’opportunità offerta dalla legge 30 dicembre 2021 di consentire la possibilità di rimodulazione ai Comuni “che hanno proceduto all’approvazione del piano di riequilibrio finanziario pluriennale prima della dichiarazione dello stato di emergenza epidemiologica da Covid 19 e per i quali, alla data di entrata in vigore della legge, non si è concluso l’iter di approvazione”.
Una rimodulazione che aveva visto in primo piano lo stesso Basile, nelle vesti di direttore generale, con l’obiettivo di chiudere “una vicenda che si trascina da troppi anni”. Il sindaco aveva già dichiarato di non avere intenzione di portare avanti ulteriori rimodulazioni.
“Il Piano che presenterò al Consiglio è questo. Andrò con quello preparato l’1 febbraio. Ero revisore dei conti nel 2013 – aveva già evidenziato Basile – e conosco bene ogni aspetto. Ora attendo tempi certi. Non userò i metodi del passato, come quello di allungare i tempi. Abbiamo bisogno di una svolta”, aveva dichiarato a Tempostretto.
In seguito alla rimodulazione da parte del commissario, non era mancata la polemica con l’ex sindaco Cateno De Luca: “Approfittando di quest’occasione, con il Mille proroghe – ha affermato il leader di Sicilia Vera – si è preferito allungare i tempi, evitando di prendersi la responsabilità di lasciare lì un Piano. I margini di rimodulazione sono molto relativi. Nulla vieta ai commissari di fare modifiche, ma questo non vuol dire che il Piano non funzionasse. Dal 2019, in relazione a questo Piano, gli effetti si sono consumati. Al contrario dell’amministrazione Accorinti, io l’ho avviato in attesa del giudizio: trenta milioni del debito pagati per il 2019, 30 nel 2020, 30 nel 2021 e altri 27 previsti nel 2022. Io ho ridotto notevolmente la massa debitoria senza formalismi”, ha precisato l’ex primo cittadino.