Politica

Messina in crisi idrica, il 30% in meno d’acqua è il nodo centrale

di Marco Olivieri

MESSINA – L’acqua a Messina tra la siccità che colpisce la Sicilia e la rete idrica così strutturalmente deficitaria. Il Comune annuncia l’aumento di autobotti, che raggiunge quota 14, e continua la divisione a giorni alterni tra zona A e B. Il piano di distribuzione controllata va avanti ormai dal 5 agosto ma rimangono i nodi strutturali. Quel 30% d’acqua in meno che Messina patisce maledettamente, con zone della città esposte a una carenza idrica drammatica. Di sicuro la macchina dell’assistenza va potenziata. E. e con il razionamento, diminuendo le richieste quotidiane, il 50% (prima era il 30%) delle domande giornaliere d’autobotti viene soddisfatto. Ma rimane il problema di fondo: come avere più acqua.

Assieme alla necessità di raggiungere un numero sempre più alto di persone a cui garantire l’assistenza giornaliera, il tema dei tema è come risolvere la crisi idrica in tempi brevi. Nella conferenza stampa sulla “guerra d’acqua tra Messina e Taormina”, guerra mediatica, così il sindaco Federico Basile ha sintetizzato la situazione: “I 35 milioni di progetti in corso di realizzazione servono proprio ad affrontare le enormi carenze del sistema ma si poteva agire 30 anni fa. Abbiamo oltre 55 milioni di euro di progetti presentati e che mi augurano saranno finanziati. Oggi, anche ieri, questi progetti dovevano avere la priorità rispetto a tante altre cose”.

“Mancano all’appello 60 milioni per ammodernare tutto il sistema idrico”

Da parte sua, con tanto di modellino lego del ponte sullo Stretto, in quell’occasione così ha polemizzato con la Regione siciliana Cateno De Luca; “Messina presenta perdite nella rete idrica del 53 per cento (compresa una percentuale alta di allacci abusivi e situazioni da regolamentare, n.d.r.). Ha avviato importanti progetti sul piano strutturale ma mancano 60 milioni per ammodernare tutto il sistema. Noi i progetti ce l’abbiamo pronti ma i governi di centrodestra non devono remare contro. Nel frattempo, ci beviamo il ponte”. Come dire, i Fondi sviluppo e coesione, invece di andare al ponte “specchietto per le allodole”, vadano a finanziare quei progetti che possono rimediare a un ritardo così drammatico.

Come fronteggiare l’attuale crisi idrica: questo è il problema

Nel frattempo, però dobbiamo fronteggiare un’emergenza che mette in grande difficoltà alcune zone della città. Che fare, dunque? Non basta il piano programmato. Soprattutto non risolve la questione della scarsa pressione o dell’assenza d’acqua. In un contesto già deficitario, con una rete idrica che fa acqua da tutte le parti, il 30% in meno d’erogazione assume una valenza drammatica. E sono tante le questioni in campo: in attesa dei dissalatori, si cercano nuove possibilità come attingere alle risorse idriche dei pozzi (“Anche se non sono la panacea”, ha precisato Basile). Da poco si è attivato il pozzo Marullo ma i tempi delle verifiche per quello di Briga si sono allungati.

L’intervento a Santa Marherita e i tempi troppo lunghi dopo il vertice in prefettura sull’emergenza acqua

C’è sempre in primo piano, come segnalano i nostri lettori, la necessità di contrastare le tantissime perdite d’acqua in città. E in più abbiamo la spada di Damocle dell’intervento da fare a Santa Margherita, con un probabile stop programmato per riparare la condotta Fiumefreddo. Come si dice in questi casi, piove sul bagnato…

Inoltre, dopo il vertice in prefettura sull’emergenza acqua, ci si aspettava più prontezza di riflessi nell’azione. Alla luce di un sopralluogo, è stato annunciato, si punta a prendere più acqua per Messina e altri Comuni dal pozzo Bufardo-Torrerossa, con una prevalenza dell’uso idropotabile rispetto a quello irriguo, Era lo scorso 23 luglio quando s’esprimeva questa posizione. E siamo ancora in attesa del tavolo tecnico regionale per evenntualmente passare all’azione.

Insomma, bisogna trovare soluzioni nel qui e ora. E, mentre la siccità è un incubo che continua a essere concreto, la carenza d’acqua provoca disagi e getta in una condizione incerta una città che già di suo è in un limbo economico e sociale di grandi proporzioni. Anche in questo caso paghiamo ritardi antichi e strutturali. Ma subito, e tutti i soggetti politici e istituzionali lo devono comprendere, occorre correre ai ripari. Basta attese.