Società

Messina, la Garante dei detenuti: “A Gazzi realtà drammatiche malgrado la gestione positiva, ecco cosa si può fare”

“Sono rimasta particolarmente colpita dall’incontro con un detenuto straniero. Ha passato la maggior parte della sua esistenza in carcere. Mi ha raccontato di essere nato dietro le sbarre, dove è cresciuto fino a 7 anni. A 14 anni c’è tornato per sua colpa, poi vi è uscito e rientrato a più riprese, per periodi sempre più lunghi in cella. Ha passato praticamente la sua intera esistenza in carcere. Mi chiedo quale possa essere la prospettiva di una esistenza che non ha conosciuto altra realtà, la disperazione della consapevolezza di non aver avuto altra alternativa”.

L’ispezione al carcere di Gazzi

Lucia Risicato racconta così l’ispezione al carcere messinese di Gazzi, effettuata insieme ad una delegazione della Camera Penale Pisani-Amendolia e l’onorevole Tommaso Calderone. Una mission voluta per aprire il tavolo di confronto con la direttrice, Angela Sciavicco, in vista della relazione al consiglio comunale che la neo Garante comunale per i diritti dei detenuti sta per presentare. Alla domanda se questo episodio l’ha motivata ancora di più nel suo ruolo, la professoressa Risicato risponde da giurista (una giurista che l’Italia invidia a Messina).

Dove va il sistema penale in Italia?

“A motivarmi nel presentare la candidatura è stata la proposta di legge allora presentata dall’oggi presidente del Consiglio per l’abolizione del comma III dell’articolo 27 della Costituzione: ” Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Anziché commentare, mi rifaccio a una espressione del professore Gaetano Silvestri: ” La dignità umana non si acquista per meriti e non si perde per demeriti”. La proposta fortunatamente è stata accantonata, però era stata presentata, così come quella volta ad abolire il delitto di tortura”.

Tornando alla situazione del carcere di Gazzi, la neo Garante si prepara a relazionare al consiglio comunale cui presenterà il quadro di una struttura ottimamente gestita, dove il personale è caratterizzato da “intelligenza e competenza” e dove fortunatamente non esistono problemi di sovraffollamento. Anche Gazzi però sconta i problemi del sistema penitenziario italiano in generale, dal sistema sanitario alle carenze di programmazione che portano tanti soggetti a restare in carcere quando potrebbero invece non starci. Ed è su questi punti che la Risicato chiederà la collaborazione di Palazzo Zanca, dai consiglieri all’amministrazione.

Le richieste della Garante a Palazzo Zanca

Uno sportello dell’ufficio anagrafe dedicato al carcere, operativo anche soltanto una volta a settimana, mi appare fattibile nel breve termine. Anche gli intoppi burocratici per i detenuti sono problemi più grandi, loro non possono mettersi in fila ed attendere il turno, o tornare dopo giorni per un certificato. Si pensi che la residenza è un aspetto cruciale per la concessione dei permessi premio, misure alternative e la possibilità di candidarsi ad altri benefici. Molti detenuti non sono messinesi, e vivono in uno stato di completo abbandono rispetto alle famiglie d’origine. Poi ce ne sono molti che sono per esempio gravemente malati. Ma non possono andare in una Rsa perché non sono anziani, né in una struttura riabilitativa perché non hanno problemi psichiatrici. Per questi soggetti, chiederò al Comune l’impegno a individuare delle strutture di accoglienza, di cui possono beneficiare per esempio i soggetti con al massimo un anno di pena residua da scontare, così da poter agevolare progetti di reinserimento nella società, o per non lasciare morire in carcere persone che non sono più un pericolo per nessuno”.

Il nodo sovraffollamento

Dalla situazione messinese al piano politico: “Le strutture italiane, a differenza di quella messinese, soffrono il sovraffollamento e ne abbiamo visto in questi mesi i risvolti drammatici. Su 14 mila detenuti “in più”, 8 mila di loro devono scontare una pena inferiore ad un anno. Sono tutti detenuti che potrebbero non restare in carcere e si era parlato della concessione speciale della libertà anticipata. Una misura che “costa” poco e aiuta molto. Ma né il Parlamento né il Governo alla fine, in sede di conversione, hanno scelto questa strada”.

“La politica – prosegue Risicato – ha scelto invece altre misure. Nel decreto Carceri recentemente convertito si innalza a 6 per esempio il numero delle chiamate consentite ai detenuti verso i familiari. Una situazione surreale, se si pensa che era già prevista la possibilità per i direttori di autorizzarne più di quattro. In alcuni paesi è consentito ad alcuni detenuti di tenere un telefono, ovviamente opportunamente “manipolato” perché possa comunicare soltanto con specifiche utenze. Ecco, questo è un altro aspetto che mi ha molto colpito, incontrando i detenuti a Gazzi. Tutti, malgrado le condizioni “buone” del carcere messinese rispetto ad altre strutture, chiedevano maggiore possibilità di incontrare i familiari”.