Si chiamava Gemma, era un cane di territorio, viveva tra Curcuraci e Massa S. Giovanni. E’ stata ammazzata a bruciapelo, con un colpo di fucile al centro del petto. Da un «infame che non l’ha neanche finita». Gemma voleva vivere, c’è stato un estremo tentativo di salvarla dal veterinario. Ma alla fine non ce l’ha fatta.
A raccontare la triste fine di un cane randagio ucciso da un colpo di fucile è Irene Sorrenti che ha inviato questa storia attraverso il numero dedicato alle segnalazioni Whatsapp di Tempostretto. Irene vuole fare denuncia di un atto atroce verso una creatura indifesa. Vuole che si sappia, spera che si possa fare qualcosa, prova a dare più forza alla sua voce e, come lei stessa dice, a quella di un’intera comunità che aveva accolto Gemma.
«Chiedo attenzione su Gemma, ma in generale sui cani, sui randagi di ogni specie, perché il pazzo (bastardo) di turno oggi spara a Gemma e domani potrebbe avere un altro volto e rivolgersi verso altre anime di animali innocenti. Non si può, non si può vedere quel sangue. Non è giusto non poter più fare quella strada perché non vederla mi distrugge il cuore e riempie di lacrime e dolore, basta! Per me lei era speciale, ho i suoi video nel mio cellulare di quando mi faceva le feste. Altri come me le volevano bene, altri non la conoscevano, ma oggi tutti devono conoscere Gemma, perché non può essere morta invano. Ne parlerò a chiunque, per Gemma e per ogni cane di territorio che rischia di incontrare l’animale brutale che a volte diventa l’uomo. Io non sono un’attivista, sono una semplice cittadina che ama e rispetta la vita in ogni sua forma. Facciamo sì che di Gemma si parli, che si conosca la sua storia, perché così magari potremo trovare la chiave per risolvere un problema enorme come quello del randagismo a Messina».
Durissima la presa di posizione dell’associazione Amici del Cane onlus. Che dalla sua pagina Fb ha voluto ricordare Gemma, ma soprattutto lanciare un messaggio chiaro e preciso.
«Denuncia circonstanziata sarà presentata alla Procura, l’assassino non ha avuto pietà, non ha “sprecato” un’altra cartuccia per finirla. Ma sia chiaro da subito che il nostro territorio è tutto senza controllo da parte dei rappresentanti delle Istituzioni» scrive la presidente Caterina Arcovito.
«Chiarezza sia fatta su chi è stato l’artefice della piaga del randagismo ed insiste ad agire aumentandolo. Vediamo di attribuire le responsabilità a chi le ha e si decida ad applicare le disposizioni di legge sulla prevenzione della moltiplicazione del problema. Inutile arzigogolare sulla “tutela” degli animali, usata come arma deviante su quanto è stato prodotto, in insipienza, mancando all’applicazione della prevenzione. Diamoci tutti da fare per iniziare a riparare e mettere in atto la prevenzione all’aumento esponenziale del problema per passare, prima possibile, a potere ragionare di civiltà. É urgente chiarire ed agire sul problema sociale se vogliamo tutelare gli esseri viventi che, lasciati a se stessi, sono i soggetti incolpevoli della piaga».
Francesca Stornante