MESSINA – “Il lavoro è stato davvero pazzesco”. Il presidente del Consiglio comunale uscente, Claudio Cardile, ha chiuso nella giornata di ieri i lavori dell’aula. Un’ondata d’affetto e stima, quella raccolta dal presidente durante i saluti finali da parte dei colleghi. Lui non si ricandiderà, per una scelta personale già annunciata da tempo. Così gli abbiamo chiesto un bilancio di questi anni, di un’attività intensa che ha portato fino a 2.334 delibere esitate. Nessuna ne è rimasta sui tavoli di Palazzo Zanca per i futuri consiglieri.
I lavori sono stati spesso condizionati da uno scontro con la giunta dimissionaria di Cateno De Luca. Cardile in prima persona ha giocato un ruolo centrale, in un’accesa battaglia verbale che ha visto anche l’esasperazione dei toni a suo sfavore. Ma quanto fatto ce lo spiega lo stesso presidente: “Io che so come funzionano i Consigli comunali dico che se davvero si fosse voluto ostacolare l’amministrazione, anche un singolo consigliere avrebbe potuto farlo. Come? A parte il numero legale, per bloccare una delibera bastano degli emendamenti. Ricordo un caso in cui un consigliere presentò circa 500 emendamenti sull’isola pedonale. Per bloccare l’attività istituzionale basta un singolo consigliere e si blocca tutto, perché poi gli emendamenti vanno discussi e votati. Diventa un problema. Nel nostro caso non è stato affatto così”.
Ai colleghi di questi anni lo lega un rapporto onesto e sincero: “Su 32 consiglieri comunali non c’è mai stato nessuno che abbia compiuto un’azione per ostacolare o creare problemi all’aula. 32 persone per bene, a prescindere di idee e modi di fare. Con nessuno ho avuto mai scontri, abbiamo lavorato e hanno collaborato tutti, chi più chi meno. Ieri c’erano presenti quelli su cui ho potuto contare di più, maggiormente presenti, ma il discorso vale per tutti, nessuno escluso”.
Guardando indietro, per Cardile c’è un momento di particolare orgoglio che riguarda una o più delibere? “In ordine di tempo l’ultima che mi ricordo è la delibera sulla Tari, che avrebbe determinato un problema grave per la collettività e i lavoratori. Ma penso anche alla rimodulazione del Piano di riequilibrio e alle tante altre che hanno avuto grande importanza strategica per la città. Ho fatto il massimo che avrei potuto fare. Ho cercato di mantenere i rapporti con l’amministrazione fin quando non è stato più possibile farlo. Ho cercato di dialogare e non cambierei nulla di quanto fatto”.
“Un voto al Consiglio comunale? Ne darei uno abbastanza alto – prosegue poi Claudio Cardile -. Più di quanto fatto era impossibile. Credo anche che per l’amministrazione sia stato un vantaggio non avere la maggioranza, perché nessuno ha mai chiesto niente e se c’è chi l’ha fatto risponda per sé. Sarebbe stato complicato avere consiglieri eletti, per loro. Noi più di quanto fatto non potevamo. Al prossimo Consiglio comunale servono 32 persone per bene come queste, che guardino al bene della città. Alcuni uscenti speriamo vengano riconfermati”. Infine una scelta personale, quella di non ricandidarsi. Ma non sarà un addio, solo un arrivederci: “Ci sono altre competizioni elettorali, non c’è dubbio che non sarà un addio. Volevo prendere un periodo di pausa per motivi personali, poi vedrà cosa fare”.