Tre lavoratori messinesi, impiegati di una ditta edile, sono stati prosciolti dall’accusa di estorsione. Erano stati denunciati dal capo cantiere dopo una violenta protesta. Ma per i giudici di secondo grado si tratta di esercizio arbitrario delle proprie ragioni.
Si chiude con un proscioglimento totale il processo d’appello per Giuseppe Costa, 40 anni, Piero Costa(32), e Stefano Celona (47) di Santa Lucia Sopra Contesse, impiegati nel decennio scorso presso una ditta di Patti, la B&P Costruzioni.
L’impresa era coinvolta nella realizzazione del complesso edilizio La Residenza di Torrente Trapani ma i lavori nel 2008 subirono un forte rallentamento, così come gli stipendi dei lavoratori. Le proteste fioccarono, i dipendenti scioperarono a più riprese e si riunirono in assemblee, con la conseguenza che sul cantiere si arrivò a forti momenti di tensione. In una occasione la situazione precipitò e il capo cantiere, intervenuto per bloccare l’ennesimo stop ai lavori da parte dei dipendenti, venne aggredito fisicamente.
Da qui la denuncia e il processo per i tre operai, che in primo grado nel marzo 2019 erano stati condannati a quasi 7 anni per estorsione pluri aggravata.
Ma la corte d’Appello (presidente Sicuro) ieri ha ribaltato il verdetto, riqualificando l’accusa in esercizio arbitrario delle proprie ragioni e dichiarando il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione.
I difensori, gli avvocati Alessandro Trovato,Domenico Andrè e Salvatore Silvestro, hanno puntato il dito in particolare sulle testimonianze sfilate in aula durante il processo di primo grado e secondo loro ignorate dai giudici del Tribunale.
In particolare la testimonianza di un sindacalista Uil che ha ricostruito quei concitati giorni del 2008, confermando che i lavoratori avevano attuato diverse forme legittime di protesta, a fronte di ritardi continui nel pagamento degli stipendi, e che anche il giorno della presunta aggressione si stava svolgendo una normale assemblea, che il capocantiere aveva cercato di bloccare.