Le storie

Messina, Londra, Milano e la Dinobros: la storia di Samuele Sciacca e della società di videogame

MILANO – Una vita a Messina, poi una parentesi a Milano. Il ritorno e un viaggio a Londra che ha cambiato la prospettiva, nonostante un contesto difficile. E così un nuovo viaggio verso “casa” prima di spiccare il volo, materialmente verso Milano e metaforicamente verso una società fondata a 24 anni. La storia del messinese Samuele Sciacca è ricca di capovolgimenti, ma fatta soprattutto di forza e caparbietà, di “testa” e di coraggio.

Samuele è nato e cresciuto a Messina, ha studiato allo Jaci e poi ha deciso di andare via, per vedere come fosse il mondo “reale” quello di adulti che, da soli, affrontano la quotidianità. Tra partenze e ritorni, la sua strada l’ha portato prima a Milano e poi a Londra, dove ha fatto il lavapiatti mentre si dedicava alla programmazione informatica e alla creazione di videogame, da autodidatta. Un percorso, quest’ultimo, che gli è piaciuto da subito e che l’ha portato via via a contatto, grazie al proprio talento, con aziende di ogni tipo. E alla fine l’azienda l’ha fondata lui, la Dinobros.

La partenza da Messina: “Andato e tornato da Milano”

Andando con ordine, è stato lo stesso Samuele (recentemente ospite anche agli YoungMe Days) a raccontare la sua storia a Tempostretto. Il giovane messinese ha spiegato: “Credevo che a 18 o 19 anni rimanere a Messina potesse fermare la mia crescita. Avevo la necessità di uscire fuori dalla zona confort. Così subito dopo il diploma sono partito per Milano, sono andato a vivere in casa di una persona conosciuta su Internet e con cui realizzavo dei progetti. Mentre sono rimasto lì ho lavorato sia in un negozio di cover per una ventina di giorni sia da casa, con piccoli progetti di videogiochi e siti web”.

Ma questa prima esperienza è destinata a concludersi presto: “Dopo quattro mesi, però, ho finito i soldi: avevo soltanto mille euro che avevo messo da parte prima della mia partenza, facendo qualche lavoretto in giro. Quindi ho deciso di partire e di tornare in Sicilia. Tornare in Sicilia per me è stata un po’ come una sconfitta per diversi motivi. In primis perché dopo che vai a vivere da solo, o comunque con un amico, hai una libertà che magari in casa non hai, con i tuoi genitori, con la tua famiglia, anche se poi alla fine stai bene. Ma l’ho vissuta un po’ come una sconfitta, ecco. Così ho fatto un corso di inglese a Messina e dopo circa sei mesi sono partito con un carissimo amico, Riccardo Russo, nel settembre 2017, verso Londra”.

Londra tra decine di coinquilini e case distrutte

Questo è stato uno dei momenti di svolta nella vita di Samuele: “Londra è stata una delle esperienze più belle della mia vita, perché è stata una delle esperienze più formative. È stata il mio primo vero viaggio, non considero Milano il primo viaggio. Lì ho vissuto circa 10-12 mesi. La prima casa è stata un’esperienza distruttiva: mi avevano perso la valigia e sono rimasto solo col bagaglio a mano. In più la casa era inagibile, i coinquilini erano in sei e la casa era distrutta. Dopo 15 giorni io e Riccardo siamo andati invece a dividere una camera in una casa, dove invece eravamo in 9 in casa. Ma Londra è stata un’esperienza bellissima sotto più punti di vista, perché è stata proprio una vera botta di realtà. La vita dopo la scuola è veramente così se parti completamente da zero. Sei una persona che deve reinventarsi, non sei nessuno”.

Samuele e quella vita diversa senza computer

Samuele prosegue nel racconto: “Sono andato a Londra senza computer. Giù in Sicilia lo usavo per lavorare tra siti web, videogiochi, loghi. Ma non ero soddisfatto e quando ho detto ‘vado a Londra’ ho deciso di cambiare completamente vita, senza computer. Sono andato via ancora con mille euro e con i miei genitori che non volevano che partissi. Io sono stato un po’ testa di… Insomma, volevo andare assolutamente lì a Londra. I miei genitori comunque non mi hanno mai fermato perché sono sempre stato una persona caratterialmente testarda, ma con la testa a posto. Non appena arrivato mi sono dato subito da fare. Ho iniziato quest’esperienza da cameriere, poi ho scoperto che servivo solo per un weekend in questo ristorante. Alla fine il posto dove ho lavorato più tempo è stato questo piccolo caffè, si chiama Coffee Blooms, dove ho fatto il lavapiatti. Lavorando soltanto la mattina, per il primo mese e mezzo ho fatto un corso di inglese. Ho fatto questa vita per un po’ di tempo e quella è stato il primo scontro con la realtà, perché vedi subito che ciò a cui sei abituato a casa tua, servito e riverito e con tante comodità, fuori è completamente e devi farti forza da solo. Però è stata una bellissima esperienza, perché poi Londra per me è stato un trampolino di lancio sia per crescere sia per capire quanto è bella l’Italia”.

La svolta nel 2018

La svolta è arrivata grazie a una mail: “Era il 2017, quando sono arrivato a Londra, quindi ancora pre Brexit e pre Covid ovviamente. Tutto è cambiato nel 2018 quando ho ricevuto una mail da Mondo Convenienza che mi ha chiesto 7 advergame. Mi avevano trovato perché online avevo pubblicato qualcosina di videogiochi. Mi ricordo ancora questo colloquio che ho fatto vestito con il camice da cucina mentre fuori nevicava. Si sono trovati talmente tanto bene che mi hanno commissionato 7 videogiochi e così ho chiesto il massimo che potevo chiedere con la prestazione occasionale. Quando hanno firmato il contratto io ero felicissimo e ho deciso di comprare un portatile usato per lavorare. Così da febbraio a maggio ho fatto di mattina il lavapiatti e il pomeriggio lavoravo con questo piccolo computer usato dai bar di Londra. Ho chiamato due miei amici di Messina ad aiutarmi: uno faceva il grafico, uno faceva le musiche e io mi dedicavo alla programmazione. E quindi dopo 10 mesi a Londra, ho detto: ‘Torno a Messina, torno in Italia, faccio questo se un’azienda così grande mi chiama’. Era l’estate del 2018”.

Da “Al Bano vs Dinos” alla nascita della sua società

Da qui il ritorno, che ha aperto un nuovo scenario: “La mia società è nata così, anche se qualche anno dopo. Da Londra sono tornato in Sicilia e subito dopo sono partito per Milano. Ho decido di fare un video al giorno su Youtube e l’ho fatto per tre anni. Intanto ho iniziato a realizzare videogiochi. Diciamo che 2019, 2020 e 2021 sono stati gli anni principali durante i quali quello che faccio io è esploso. Lavorando da freelance ho lavorato per tante società, tante agenzie, quindi tanti giochi che sono stati fatti sono passati un po’ dalle mani mie. Molte agenzie che erano appena nate e che facevano questa cosa mi contattavano, mi chiamavano. Così nel febbraio 2022 io e il mio socio Manolo Saviantoni abbiamo creato la società Dinobros. Il nome deriva da un episodio del 2020, quando ancora eravamo dei freelance. Al Bano in televisione disse: ‘Sconfiggeremo il Covid come abbiamo sconfitto i dinosauri’. Allora noi abbiamo fatto un gioco, ‘Al Bano VS Dinos’, che ancora oggi si trova su Google. Così quando abbiamo aperto la società abbiamo deciso di chiamarci fratelli dinosauri, quindi Dinobros. Nel 2024 ho comprato tutte le quote, quindi la società adesso è interamente mia. Ma continuo comunque a lavorare con Manolo Saviantoni, in arte The Oluk. La società è nata per crescere sempre di più e non rimanere freelance, perché avevo il sogno di creare una vera e propria azienda. Dopo tre anni di partita IVA ho cercato comunque di uscire dalla zona comfort e quindi mi sono detto: ‘Ok, qual è il passo successivo? Apriamo una società'”.

Le difficoltà: “Se bruci le tappe fai errori, ma sono esperienze”

“Oggi sono assolutamente super soddisfatto del mio percorso – ha continuato il programmatore e, possiamo dirlo, imprenditore -. L’unica cosa è che quando bruci alcune tappe rischi di commettere errori nella vita personale. Poi più che errori sono esperienze. Ti rendi conto di aver corso a mille. È vero che oggi mi reputo molto fortunato perché a 24 anni ho aperto la mia prima società, a 27 anni mi reputo una persona che comunque sta economicamente molto bene, tutto partendo da zero e che rifarei allo stesso modo. Ma alcune relazioni sono state e sono tuttora molto complesse. Sono assolutamente super soddisfatto, però non è stato per niente facile”.

Quel rapporto con Messina di “amore e odio”

Il rapporto con Messina e la Sicilia? Samuele ha spiegato: “Io con la mia città, Messina, ho un rapporto di amore e odio, forse perché l’ho associata per tanto tempo a quando da giovanissimo non mi sono sentito supportato, a un luogo in cui nessuno credeva in me. Ho sempre creduto che la mia terra in generale non dà molto supporto ai propri cittadini. Quindi diciamo che l’odio, se così possiamo definirlo, verso la mia Sicilia è più verso le persone forse. Poi è ovvio che voglio bene a tanti messinese, ne conosco tantissimi anche qui a Milano e forse più qui che giù. Però sì, è un rapporto in generale di amore e odio, perché è una terra bellissima, una terra che potrebbe oggi essere molto più avanti di quello che è. Però ci costringe ad andare via. È come un amore che non può funzionare e quindi proprio per amore decidi di andare via”.

Il messaggio ai giovani: “Viaggiate, esplorate”

Samuele ha consegnato un messaggio per chi, come lui a 18 anni, sta cercando la propria storia: “Secondo me l’italiano è un popolo che viaggia poco e i siciliani pure. Crediamo sempre che la Sicilia sia la terra più bella di tutte e magari è anche vero. Crediamo che la nostra cucina sia la migliore di tutte. Io credo che sia importante viaggiare, specialmente in giovane età, fare esperienze fuori, perché il bello della propria città, dei propri concittadini, lo scopri davvero solo quando fai un po’ di anni fuori. A me Londra è servita tantissimo in tal senso. Consiglio a tutti di fare queste esperienze, di uscire fuori dalla zona confort, di affrontare la vera vita e di non posticipare l’incontro con i problemi. Molte volte dico che è facile decidere di rimanere giù. In realtà non lo è, anzi alcune volte è molto difficile accettare tante cose della Sicilia e di Messina. Però dico che c’è sempre tempo per tornare giù. Perché un po’ come una madre, un po’ come una buona famiglia, la Sicilia non ti chiuderà mai le porte. Credo che sia importante per tutti i giovani poter esplorare. È brutto, perché comunque bisogna andarsene, però sempre nell’ottica che forse un domani si ritornerà. Perché se si ritorna per il desiderio di tornare davvero la vivi diversamente, con una felicità diversa. Invece se rimani lì perché non hai altre chance, non fai altro che denigrare e trattare male la città. Quindi se torni con la voglia di dire ‘io voglio tornare a Messina perché mi piace’, vivi la tua terra in un modo completamente diverso”.

Il sogno “personale” di Samuele Sciacca

Infine il sogno di Samuele, che non è legato all’ambito professionale ma a quello strettamente personale: “Il mio sogno è semplice. Avere del tempo per i miei figli. Solo questo: il tempo da dedicare ai miei figli e alla famiglia. Una casa in campagna nel verde, con degli animali, però forse il tempo da dedicare ai figli è il vero sogno, perché molte volte non abbiamo neanche del tempo per noi. Penso che i figli siano una delle cose più belle che ti possono capitare nella vita. Avere del tempo da dedicargli, sogno solo quello”.