MESSINA – Dopo il presidio sotto Palazzo Zanca, ancora viene sollevata la questione dei 600 tirocinanti delle partecipate comunali. Quale futuro per loro? Lunedì 9 dicembre, alle 19, nella sala ovale del Comune di Messina, è in programma un’assemblea dei tirocinanti per discutere il prosieguo della vertenza. A promuverla è Nidil-Cgil.
Dichiara Ivan Calì, segretario Nidil Messina: “Durante l’iniziativa dello scorso 8 novembre, la Nidil-Cgil Messina, in rappresentanza dei lavoratori e delle lavoratrici tirocinanti impegnati nelle partecipate comunali di Messina, ha ottenuto un incontro con il sindaco. Un incontro dal quale erano emersi elementi positivi in merito ad una futura progettualità per eventuali ricadute occupazionali da percorrere. Tutto questo doveva essere discusso all’interno di un tavolo sindacale con tutte le parti interessate, da tenersi entro la fine di novembre. Ad oggi non abbiamo notizie da parte dell’amministrazione comunale. Sono state invitate a partecipare le istituzioni al fine di fornire rassicurazioni in merito alla situazione e dei tirocinanti”.
Nel frattempo, interviene pure Libero Gioveni, capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio comunale: “Che fine faranno tutti i tirocinanti che operano nelle varie aziende, una volta completato il loro periodo di lavoro? “Perché non pensare a soluzioni che consentano loro di proseguire un impegno che non è stato solo di natura occupazionale ma anche sociale?”.
“D’altronde – ricorda Gioveni – l’obiettivo lodevole del progetto di inclusione sociale, “Percorsi nuovi di accompagnamento all’abitare e risanamento urbano”, aveva proprio la finalità primaria di inserire nel contesto cittadino dei soggetti con un tasso di disagio abitativo e sociale elevato rispetto alla media. Mi rendo conto delle difficoltà oggettive che aziende come MessinaServizi, Atm, Amam, o anche le stesse private che hanno aderito al progetto, possano avere per garantire a un numero consistente di tirocinanti una continuità lavorativa”.
Aggiunge il consigliere: “Ma è pur vero che lasciare a casa dopo mesi di attività dei lavoratori che hanno dato in ogni caso il loro contributo alle aziende, a fronte di un corrispettivo di sole 600 euro al mese, mi sembra inopportuno, anche, appunto, per i riflessi sociali che da tale evenienza possano scaturire. Una soluzione, per esempio – insiste l’esponente di FdI – potrebbe essere quella di creare delle long list nelle varie aziende sulla stessa stregua di quanto fatto dalla Messina social city, dove inserire questi lavoratori in caso di necessità e/o sostituzioni di personale per ferie, malattie e assenze varie o in caso di implementazione di nuovi servizi. Ma sarebbe anche da valutare, per esempio, l’idea di costituire una sorta di cooperativa multiservizi che possa essere utilizzata per tutti quei servizi che il Comune o le stesse società partecipate esternalizzano”.
“Insomma, conclude Gioveni – certamente non spetta a me stabilire quale sia il percorso giuridicamente ed economicamente più sostenibile. Però al punto in cui siamo, e dopo gli sforzi fatti per l’inserimento lavorativo e sociale di queste persone, certamente questa amministrazione ha il dovere adesso di trovare delle soluzioni”.