“L’importante è che si sia avviato un processo che riporterà l’acqua nelle case dei messinesi nel più breve tempo possibile. Abbiamo preventivato sette giorni, se riusciamo prima tanto meglio”. E’ il commissario delegato per superare l’emergenza idrica, Calogero Foti, a scandire i tempi e anche oggi la Protezione Civile è più cauta rispetto a tutti. Stamane il direttore generale dell’Amam, Luigi La Rosa, aveva detto al nostro giornale che si conta di finire i lavori entro venerdì con aumento della portata idrica sin da sabato, stessi tempi forniti dalla società Benassi di Reggio Emilia, che si occupa dei lavori.
“Non mettiamo il cronometro – ha detto il capo della Protezione Civile nazionale, Fabrizio Curcio -, si opera in una zona critica e a rischio ma abbiamo il supporto delle migliori risorse del sistema nazionale: Utilitalia, due colleghi dell’Acea, uno dell’acquedotto pugliese, l’Università di Messina e quella della Calabria, l’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Cnr e il Sidra-Servizio idrico integrato di Catania. Capiamo le difficoltà della gente e, grazie anche alla collaborazione dei presidenti di circoscrizione, stiamo cercando di potenziare i servizi verso le categorie fragili e i condomìni che ne hanno bisogno. Purtroppo, fino a quando non sarà conclusa questa prima parte di lavori, una parte di città resterà senz’acqua, perché la complessità della rete idrica non consente di rifornire tutte le zone. In ogni caso, le operazioni non saranno concluse dopo aver riportato l’acqua in tutta la città. L’acquedotto del Fiumefreddo è delicato ed ha molte criticità perché il tracciato attraversa altre zone di dissesto. Messina merita un’infrastruttura migliore”.
Il problema è che c’è una parte della città “disperata”, a secco quasi ininterrottamente dal 24 ottobre. “Quel danno sembrava che il 30 fosse riparato ma poi c’è stata una nuova rottura – risponde Curcio –“. Più che nella gestione dell’emergenza, secondo il dirigente della Protezione Civile nazionale, l’errore sta nel fatto che “quando si usufruisce di infrastrutture delicate, che attraversano territori a rischio dissesto, bisogna spingere per avere pronta una soluzione alternativa e dotarsi di un piano di emergenza. E quello di Messina non è l’unico caso”.
Da domani (martedì), in contemporanea, inizieranno i lavori di sistemazione del versante di Calatabiano. “Il tempo impiegato finora – riprende Foti – è stato utile a verificare i danni di un’eventuale nuova rottura della condotta e a salvaguardia della popolazione di Calatabiano. Una volta conclusi i lavori sulla collina, verrà realizzato un nuovo tracciato per la condotta. Abbiamo già dato ad Amam l’incarico per verificare i punti dell’acquedotto del Fiumefreddo interessati da frane o quelli considerati a rischio nel Piano per l’assetto idrogeologico”.
Il sindaco Accorinti si è detto soddisfatto del lavoro della Protezione Civile ed ha ricordato l’importanza di fronteggiare il dissesto idrogeologico, che ha creato la tragedia di Giampilieri e, più di recente, l’interruzione dell’autostrada e il problema idrico. “Non si tratta solo della riparazione di un tubo – ha ribadito – ma del diritto ad avere le infrastrutture necessarie così come ci sono nel nord Italia”.
Gli ultimi dettagli sono stati definiti dal prof. Giuseppe Aronica, dell’Università di Messina. “Verranno installate tre condotte in polietilene dal diametro di 30 centimetri ciascuna, per una lunghezza di circa 350 metri, che saranno ancorate con tiranti bloccati e micropali che consentiranno stabilità anche in caso di frana. Sono tubi unici, che quindi non vanno saldati sul posto, e garantiscono maggiore sicurezza idraulica ed anche per gli operatori. Avranno una portata di circa 600 litri al secondo, rispetto a quella standard di 900 ma, con l’aggiunta dei 300 litri provenienti dall’Alcantara, si raggiungerà lo stesso risultato e la totale autonomia idrica per la città di Messina”.
(Marco Ipsale)