Politica

Messina senz’acqua, servono più mezzi per l’emergenza

di Marco Olivieri

MESSINA – La chiave dei problemi è in una risposta del sindaco a un’intervista. Quattro autobotti più due moduli antincendio sono pochi per una città come Messina. Anche su questo l’amministrazione deve accelerare. E subito. Sull’emergenza acqua in alcune zone critiche della città, aggravata dalla siccità, ha sottolineato Federico Basile: “Il tema è, rispetto ai mezzi che abbiamo, riuscire a garantire un servizio che dobbiamo rafforzare. Al giorno riusciamo a soddisfare il 60/70 per cento delle richieste. Oltre alle autobotti, abbiamo i moduli antincendio della protezione civile, più piccoli e utili in determinati casi. Sono gestiti dai volontari e ne abbiamo a disposizione dai due a quattro al giorno, in base alle esigenze. Siamo in una situazione anomala per l’emergenza idrica ma se dovessero, all’improvviso, scoppiare degli incendi, avremmo altri tipi di problemi. Stiamo lavorando con gli strumenti che abbiamo. Le autobotti sono quattro”.

Di conseguenza, considerato che al Coc, Centro operativo comunale, al numero 090-22866, “le richieste di autobotti si stimano giornalmente attorno alle cinquanta o sessanta”, possiamo dirci fortunati che non ci sia una richiesta maggiore. Ma, a parte il fatto che potrebbero verificarsi (ed è altamente probabile) incendi, e i mezzi a disposizione potrebbero diminuire, occorre reperire più mezzi. Non ci sono dubbi. Assieme alla necessità di avere più acqua e di progeguire gli interventi strutturali, bisogna dotarsi nell’immediato di più autobotti e mezzi, anche più piccoli, per venire incontro alle esigenze della popolazione. Più mezzi e più personale.

Gli strumenti a sostegno di chi soffre l’emergenza acqua non sono adeguati

Il sindaco ha annunciato “1 milione di euro, cassa pronta, per il supporto economico agli interventi necessari per mitigare la crisi idrica nelle zone con maggiore disagio”. Di certo, una priorità è potenziare tutto quello che riguarda gli strumenti a sostegno di chi soffre la mancanza d’acqua. Non si può contrastare un problema così grande con strumenti inadeguati. E vanno prevenuti eventuali peggioramenti o disastri collaterali. Nell’immediato.

I volontari della protezione civile non possono intervenire nelle terrazze e ci sono le ditte private: una situazione da rivedere

Raccconta un’avvocata: “Mi è stato detto da un addetto della protezione civile: Da lei non possiamo portare le autobotti perché il suo serbatoio è in terrazza e rischiamo la vita. Ma ci sono ditte private che fanno questo servizio. Il volontario ha aggiunto di farlo chiamare dall’amministratore, così avrebbe dato a lui tutte le info per contattare la ditta”. Di conseguenza, l’amministrazione corra ai ripari accordandosi con i privati, garantendo un prezzo simbolico, o coprendo la spesa, in attesa di trovare altre soluzioni. La cosa fondamentale è che non si crei un mercato dell’acqua parallelo.