cronaca

Messina, si fidanza con una 14enne poi la violenta e abusa. 36enne se la cava in appello

Messina – Scende da 15 a 3 anni la condanna per un 36enne messinese accusato di una lunga serie di reati, dalla violenza sessuale aggravata allo stalking, nei confronti di una 14enne. In primo grado l’uomo era stato condannato a 15 anni ma in appello il suo difensore, l’avvocato Giovanni Mannuccia, ha ottenuto un ribaltamento del verdetto. I giudici di secondo grado hanno ritenuto infatti pienamente provate solo una parte delle accuse, assolvendolo da due capi di imputazione. Per lui quindi la condanna è ora molto più leggera. Dovrà comunque pagare una provvisionale ai familiari della ragazza e le spese legali.

Un fidanzamento da incubo

A denunciare tutto era stata la famiglia della vittima, che tra il 2021 e il 2022 aveva appena 14 anni, assistita dall’avvocato Nino Dalmazio. La ragazzina era stata agganciata in una palestra cittadina dall’uomo, più grande di lei di 22 anni, che l’ha prima trascinata in una sorta di rapporto di “fidanzamento”, poi ha cominciato ad abusare di lei. Il primo episodio risale al 2021. I due si sono avvicinati in un rapporto intimo consenziente. Ma la ragazzina ad un certo punto non se l’è sentita di andare avanti.

Le violenze

Lui però non ha smesso. Le ha bloccato il polso, l’ha girata di spalle, ha “finito” quello che aveva cominciato lasciandola prostrata e dolorante. Lo stesso abuso si è ripetuto a lungo, anche perché col tempo la giovane è diventata una sorta di “schiava giocattolo dell’uomo”, che quando lei si rifiutava cominciava a insultarla, minacciarla, denigrarla e scuoterla. Nelle carte del processo, anche le foto nuda che lui ha convinto lei a scattarsi e mandarle e lo stalking vero e proprio che ha trasformato la vita della adolescente in un incubo per molti mesi, anche dopo la fine del “fidanzamento”.

La sentenza

La vicenda era stata ritenuta pienamente provata e in primo grado, all’inizio di quest’anno, il trentaseienne era stato condannato a 15 anni di reclusione. Per la Corte d’Appello, però, la violenza sessuale più pesante non c’è, le aggravanti legate al rapporto tra i due non sono applicabili e non c’è neppure il reato nell’invio delle foto della giovane. L’uomo non ha più la misura di sicurezza, revocata in sentenza.