MESSINA – La festa per i 5 anni di Messina Social City: è polemica per la spesa di 18.492 euro. Per l’occasione, sono stati pure consegnati gli attestati per il progetto “Nuovi percorsi dell’abitare”, anche questo attraversato da polemiche. A divulgare i vari costi è stata Palmira Mancuso, coordinatrice in Sicilia di +Europa, sul sito di Messina Ora.
La spesa per l’audio e le luci, con determina n. 35 del 3 marzo 2024 firmata dal vicedirettore generale Giuseppe Arpi, è stata affidata a un service di Messina per 2.440 euro, iva compresa. Il servizio di catering, con la determina n. 36 sempre del 3 marzo, è stato affidato all’istituto “Antonello” per 4.950 euro, iva compresa. 1.200 magliette e il materiale grafico, con il logo della società (determina n. 37), sono costati 11.102 euro, iva compresa.
Si è trattata di un’operazione di promozione dell’attività di Messina Social City e il sindaco Federico Basile difende la partecipata: “Raccontare un’esperienza di buon governo ben riuscita con oltre 1.000 operatori, e che servono oltre 5.500 utenti, con nuovi servizi mai garantiti prima del 2018 dal nostro Comune, è stata la prima esigenza. E un altro elemento non meno importante è stato dare continuità di risposta progettuale a 600 tirocinanti che vivevano nel disagio non solo abitativo, con in testa i progetti d’inserimento lavorativo. Per questi motivi, giorno 5 non è stata una festa ma un momento di confronto e di approfondimento per attestare un modello riuscito da esportare in altre realtà locali”.
Al di là della questione spese, per esempio si potevano evitare le magliette, il vero tema è sempre quello: come rafforzare i servizi e l’organizzazione per rispondere ai bisogni di una città che vive drammi quotidiani, con problemi economici strutturali.
Rispetto al sistema delle cooperative, qualcosa è cambiato e alcune azioni sono efficaci. Probabilmente, e qui una verifica deve essere fatta da maggioranza e opposizione, alcuni servizi si devono rafforzare. E, qualora i riscontri vadano in questa direzione, si può intervenire nell’organizzazione della struttura per migliorarla, una volta valutati punti di forza e di debolezza, con onestà intellettuale e rigore.
Quanto ai numeri di Messina Social City, superiori a quelli dei dipendenti comunali, con più di mille a tempo indeterminato e determinato, se gli operatori sono ben diretti e organizzati non possono che rappresentare un elemento positivo. C’è bisogno di un risanamento sociale e psicologico in una terra con troppe ferite. A questo serve la politica: utilizzi le polemiche per potenziare i servizi e la struttura, verificando eventuali falle. L’importante è che non si perdano mai di vista i destinatari degli interventi.
Quanto ai tirocini d’inclusione sociale, lo abbiamo già scritto: non bastano. La vera sfida è creare lavoro a Messina. Magari copiando da modelli virtuosi in Italia e in Europa, bisogna sforzarsi di concepire un futuro per questa terra. E di costruire occupazione che liberi davvero dal bisogno, favorendo un’economia sana.