MESSINA – Luigi Sturniolo, lei ha dichiarato più volte di essere disponibile a un confronto pubblico con gli altri quattro candidati a sindaco. Perché non è avvenuto?
«Perché quasi tutti sfuggono. Ho fatto un primo incontro – afferma il candidato a sindaco di “Messina in Comune” (nella foto) – con la sola assenza di Basile. Poi basta. Ho incontrato solo Totaro. Forse temono di confrontarsi con me. Ma, fosse solo supponenza nei confronti dei candidati da loro concepiti come “minori”, sarebbe anche peggio. Cosa faranno domani? Si comporteranno con la stessa supponenza nei confronti dei comuni cittadini?».
Vedremo se venerdì prossimo, alle 17.30, a Santa Maria Alemanna, per la prima volta avverrà un dibattito fra tutti voi candidati sulle politiche culturali in città. Nel frattempo, secondo lei Basile, Croce e De Domenico non vogliono confrontarsi? E perché?
«Io credo che ci siano dei temi scomodi per Basile. È facile costruire la grande narrazione del risanamento finanziario se non hai contraddittorio. Croce, poi, rappresenta quella parte di città che ha da sempre avuto un grande peso nell’ente locale. Quella compagine ha un bel pezzo di responsabilità. De Domenico, invece, risulta impalpabile. Una sequenza di discorsi generici. La sua posizione sul Ponte lo rappresenta. È il candidato del “ni”. I tre sono l’espressione di ambienti di potere che ambiscono ad avere il sopravvento».
Domenica prossima avete in programma un evento legato a un tema centrale della campagna elettorale: l’autogoverno dei quartieri. Come si svilupperà l’iniziativa?
«Ci saranno concerti, dibattiti, comizi, arti figurative e letture per tutta la giornata al Lido “Horcynus Orca”, a partire dalle 11:00 di domenica 15 maggio. L’autogoverno è un modello, è la storia diversa che vogliamo raccontare, parole nuove per strumenti innovativi. Per noi è fondamentale che a decidere sia la città. Bisogna costruire i nessi amministrativi perchè questo avvenga».
Come giudica l’attuale campagna elettorale?
«Una campagna sonnolenta nel disinteresse dei cittadini che non ci credono più. Una campagna muscolare nella quale non vengono avanzati argomenti, ma esibiti i muscoli. Una guerra di liste, una involuzione culturale e politica spaventosa».
Se dovesse raccontare la sua lista, come la descriverebbe?
«Una lista di persone impegnate. Una comunità che si stringe per scontrarsi contro forze incomparabilmente più forti. Una lista di diversi, ideologicamente, professionalmente, anagraficamente. È la lista che vuole chiamare la città a riconoscersi in un destino comune. Una lista di persone che si vogliono bene».
Lei ha nominato Barbara Bisazza, Antonio Currò, Gaetano Princiotta Cariddi e Francesca Fusco come assessori designati. Ci sono novità in questo ambito?
«Nei prossimI giorni daremo il quinto nome e le deleghe. Di sicuro ad Antonio Currò toccheranno le Politiche dell’abitare e a Gaetano Princiotta Cariddi i Beni comuni e l’Autogoverno».
Pnrr, Città metropolitana e risanamento sono tre temi molto dibattuti. Qual è il suo punto di vista?
«Dopo che l’ex sindaco De Luca ha chiuso i bilanci con i soldi di fondi che dovrebbero servire a ridurre il divario tra le aree più ricche e quelle più povere del Paese, la Città metropolitana è nuovamente in difficoltà finanziarie, a dimostrazione che il problema è strutturale. Il Pnrr – Piano nazionale ripresa e resilienza è una grande opportunità, ma, se purtroppo si risolverà in un debito enorme che sarà pagato dalle future generazioni, dalle nostre parti non avrà probabilmente il carattere dell’innovazione che dovrebbe avere. Già i primi progetti sono cose prese così dai cassetti e, a causa delle carenze di personale, sarà difficile farci fare il salto in avanti di cui avremmo bisogno».
E il risanamento?
«Il risanamento è la pezza su una vergogna che pesa come un macigno sulle generazioni di amministratori che si sono succedute. Purtroppo si sta realizzando in una forma involuta, senza partecipazione da parte dei soggetti interessati e senza innovazione urbanistica».