MESSINA – 10 favorevoli, 16 contrari, 2 astenuti. La presa d’atto sulla determina sindacale che Cateno De Luca ha emanato sabato scorso non è, di fatto, stata presa. Un gioco di parole dovuto in chiusura dell’ennesima giornata di polemica intorno all’argomento Tari, con in ballo tariffe 2021 già bocciate due volte ma di cui ancora si discute a Palazzo Zanca. Partito Democratico, Movimento 5 stelle, Lega (escluso il consigliere Schepis astenuto), Ora Messina e Sicilia Futura votano in maniera compatta contro la determina, così come per due volte hanno votato con un secco “no” a quell’aumento medio del 9% di una tassa sempre più ago della bilancia politico della città.
Durante il lungo dibattito pomeridiano, concluso dopo quasi tre ore, è sicuramente il clima sempre più teso il protagonista di un Consiglio comunale sempre più ricco di toni duri. Se da una parte gli originari 13 consiglieri che hanno votato contro la delibera hanno sottolineato il tentativo di scavalcare una scelta già presa, dall’altra è stato il durissimo scontro tra il presidente Cardile e l’assessore Musolino (non invitata ma presente in Aula) ad inasprire ulteriormente i toni e con quest’ultima invitata a lasciare l’aula dopo un duro scontro verbale.
Cosa resta, quindi, di questa seduta del Consiglio? Resta l’assenza di Cateno De Luca, invitato ma non presente, sostituito dal vice sindaco Carlotta Previti, come più volte hanno sottolineato i consiglieri nei loro interventi. E poi resta una frattura politica tra amministrazione e consiglio comunale a cui se ne aggiunge una che pare sempre più profonda, quella tra gli stessi consiglieri. Attacchi personali e politici si susseguono sempre più e in quel ring verbale che ormai sembra essere diventato Palazzo Zanca il clima non sembra possa più raffreddarsi.