La latitanza delle piovose perturbazioni atlantiche, costrette a scorrere a nord delle Alpi dall’impetuoso flusso oceanico, comincia a farsi sentire pesantemente nell’isola. Così, dopo il gennaio più secco della storia climatologica siciliana (dall’inizio delle rilevazioni meteorologiche), anche il mese di febbraio, in attesa della terza decade, sembra seguire, purtroppo, lo stesso andamento.
Difatti, a causa del rinvigorimento del vortice polare sopra l’Artico e dell’inasprimento dei divari termici, fra latitudini polari e fascia temperata (indici a fondoscala), il flusso dei venti occidentali è molto più forte del previsto, spazzando con forza il vecchio continente, con frequenti tempeste. Lungo le latitudini mediterranee ciò favorisce la risalita, più a nord del previsto rispetto la media climatologica, della fascia delle alte pressioni subtropicali (in letteratura circolazione di Hadley), che garantiscono tempo stabile, mite e asciutto.
In poche parole l’anticiclone sub-tropicale, invece di starsene rintanato fra l’Atlantico sub-tropicale e il Sahara, sotto la spinta dei forti venti da SW e W-SW che accompagnano il passaggio delle varie perturbazioni atlantiche sul nord Europa, tende a contorcersi in direzione del Mediterraneo, assicurando condizioni di piena stabilità, come se fossimo nel mese di maggio o all’inizio della stagione estiva.
Nelle campagne siciliane ormai la pioggia manca da svariate settimane. E di certo non saranno i brevi piovaschi, come quelli attesi venerdì sulle coste tirreniche, o i temporali localizzati, a mettere fine alla lunghissima fase siccitosa che sta caratterizzando l’inizio del 2020. In molte località dell’isola, dal mese di dicembre ad oggi sono caduti appena 15-20 mm di pioggia. In altre si arriva a malapena a superare i 25-30 mm.
Al netto di eventuali piccoli ritocchi, la media regionale degli accumuli mensili si collocherà al di sotto dei 10 mm giornalieri, ben al di sotto dei 18 mm calcolati per il 2007.
Anche se un mese e mezzo di siccità invernale, dopo un periodo di piogge abbondanti, in fondo dal punto di vista idrologico non ha gravi conseguenze, dal punto di vista agricolo la situazione sta cominciando ad essere veramente preoccupante, arrivando ormai a competere con i più “gravi” eventi siccitoso occorsi dagli anni 80 ad oggi.
La terra è arsa, spaccata e i seminativi sono fermi. In Sicilia, a causa dell’assenza di piogge, il grano non cresce così come le colture per gli animali. La durezza del terreno, per chi ha seminato tardi, impedisce persino la germinazione del seme.
Le prossime settimane saranno cruciali per capire fin quando durerà questa fase siccitosa, in quello che dal punto di vista statistico dovrebbe essere il periodo più piovoso dell’anno. Per rivedere le piogge occorre un abbassamento di latitudine del flusso perturbato atlantico e lo sviluppo di quei minimi depressionari sul basso Mediterraneo, fra Tirreno, Canale di Sicilia e mar Ionio, capaci di apportare piogge moderate e diffuse sull’intero territorio regionale.