L’approssimarsi alla Sicilia di un profondo ciclone extratropicale, in risalita dall’entroterra algerino, come da previsione ha scatenato in nottata una improvvisa quanto furibonda tempesta di scirocco, con venti davvero molto forti da SE che localmente hanno superato la soglia di ben 90-100 km/h. L’impetuoso flusso sciroccale, messo in movimento dall’abbassamento repentino della pressione barometrica e dalla formidabile differenza di pressione venutasi a creare fra la Sicilia e l’isola di Creta, ha reso lo scirocco davvero tempestoso in riva allo Stretto, tanto che intorno le 02:46 AM sulla città si è scatenato un piccolo fortunale, con venti fortissimi da SE che hanno toccato un picco di ben 109 km/h nel Porto, e 107 km/h in una stazione meteorologica amatoriale di Contesse, mentre in città le raffiche hanno di poco oltrepassato i 90 km/h. Si tratta di valori di tre cifre, degni di una tempesta. In questo caso il tracollo della pressione barometrica è stato così repentino da attivare il “vento isallobarico” che si è sommato al già forte “vento di gradiente” (il vento creato dalla differenza di pressione su un’ampia area), innescando queste potenti raffiche di tempesta su gran parte dello Stretto di Messina.
Su Messina non si registravano raffiche così forti dalla potente sciroccata dell’11 Dicembre 2008, quando solo in città si superarono i 111 km/h, mentre a Torre Faro e Ganzirri si sfiorarono i 130 km/h. Dati alla mano la sciroccata di questa notte è una delle più forti degli ultimi anni, ma non potrà essere archiviata come un evento eccezionale visto che lo Stretto di Messina, statisticamente, una volta ogni due anni viene sferzato da una tempesta di scirocco, con venti capaci di superare forza 10 della scala Beaufort. Questo perché i venti meridionali, che dalla costa libica salgono in direzione dello Ionio, una volta raggiunte le coste della Calabria orientale e della Sicilia ionica, tendono ad incanalarsi all’interno dello Stretto di Messina, rafforzandosi sensibilmente durante la risalita da Sud a Nord, agitando rapidamente l‘intero bacino fra Reggio e Messina. Una volta “canalizzato” dentro lo Stretto, il flusso sciroccale comincia ad accelerare arrivato all’altezza della parte centrale dello Stretto di Messina, fra la penisola di San Ranieri e il litorale di Gallico, lungo la sponda calabrese. Proprio qui si genera il cosiddetto “effetto Venturi” che con il graduale restringimento della sezione, man mano che ci avviciniamo all’imboccatura nord, causa una conseguente e netta intensificazione del flusso eolico che raggiunge i picchi di velocità proprio nell’estrema parte nord della strettoia, fra Capo Peloro e Cannitello, dove non di rado le fortissime raffiche che risalgono da Sud, per piegare più verso S-SO attorno Capo Peloro, raggiungono o superano abbondantemente la soglia dei 100-120 km/h, mentre lungo l’imboccatura sud e nella parte centrale non si superano neppure i 70-80 km/h.
Da notare pure come nell’imboccatura nord, proprio a ridosso di Capo Peloro, i venti da S-SE e da Sud che risalgono l’area dello stretto, subito dopo aver impattato con la penisola di Ganzirri, tendano a ruotare più da S-SO e SO, venendo avvertiti con una maggiore componente di Libeccio (da 200° 220°) dagli anemometri collocati sul Pilone dal Centro Meteo della Società dello Stretto di Messina. Difatti in pochi sanno che lo Stretto di Messina è anche l’unico posto al mondo dove lo scirocco al suolo (il vento da SE), si tramuta in libeccio (da SO), con la creazione di furiosi “deflussi eolici” particolarmente violente sopra il livello del mare. Basti pensare che il 24 Novembre del 1991, durante una delle sciroccate più violente degli ultimi decenni, gli anemometri installati sul Pilone di Torre Faro registrarono una max raffiche di circa 163 km/h (88 nodi), mentre l’anemometro più basso misurò un picco di oltre 142 km/h (77 nodi). Parliamo di raffiche la cui intensità è equivalente a quella di un uragano di 2^ categoria sulla scala Saffir-Simpson. Oltre allo Scirocco e all’Ostro sullo stretto le burrasche possono essere apportate anche dagli intensi venti di Ponente, Maestrale, e in misura minore di Tramontana, che spesso sono costretti a scavalcare velocemente i Peloritani settentrionali, incanalandosi lungo le principali vallate dove scorrono le fiumare, per gettarsi con forti raffiche di caduta, molto turbolenti e irregolari, sia nella direzione che nella velocità. Il 31 Dicembre del 1979, durante una fortissima maestralata, gli anemometri del pilone avrebbero registrato una massima raffica di 152 km/h (circa 82 nodi). Notevoli pure i 148 km/h del 28 Dicembre del 1999, quando l’Italia e le aree tirreniche furono colpite dai resti della tremenda tempesta di vento atlantica che il 26 dello stesso mese aveva messo in ginocchio il nord della Francia e parte della Mitteleuropa, causando enormi danni e tanti disagi.
Daniele Ingemi