Ventisei distretti turistici per promuovere la valorizzazione del territorio siciliano, “partoriti” a seguito del decreto dell’assessore regionale al ramo, il messinese Daniele Tranchida. Un’opportunità che la città dello Stretto è riuscita a cogliere in extremis, sancendo, con la delibera votata lo scorso 13 gennaio dal consiglio comunale, l’ “Approvazione dello schema d’atto costitutivo, del regolamento organizzativo e dello Statuto del Distretto Turistico Thyrrenium Tyndaris Parco dei Miti”, proposto e creato dal Consorzio Intercomunale Tindari Nebrodi, con sede a Patti Marina. In termini pratici, la partecipazione ad uno dei 26 Distretti previsti dalla Regione, permette agli enti, pubblici e privati, che vi fanno parte, di poter ottenere, per tramite del soggetto proponente, finanziamenti regionali, statali e europei.
Nel caso di Messina, sfumata l’ipotesi di costituire un Distretto di cui essere capofila, così come quella, inizialmente paventata, di poter far parte del Distretto Taormina Etna, la scelta è stata quella di unirsi ai 28 comuni della zona nebroidea. Decisione inevitabilmente sottoposta a giudizi non teneri: su tutti quello del consigliere Melazzo, che durante il consiglio, con alla mano il piano di sviluppo turistico del distretto, non allegato alla delibera (come sottolineato anche da Nello Pergolizzi), ha definito l‘adesione al Parco dei Miti nient’altro che “il programma elettorale di Buzzanca per le prossime elezioni”.
Alla base delle dichiarazioni del rappresentante dell’Udc, la “sproporzione finanziaria” tra i progetti presentanti dal Comune di Messina e di Comuni ben più piccoli. Nello specifico, tra le iniziative di palazzo Zanca (del tutto assenti i privati), la realizzazione della “Galleria d’arte moderna e contemporanea” (500mila euro) presso il palaCultura, che secondo quanto dichiarato dallo stesso Melazzo su indicazione della dottoressa Famà (esperta del sindaco e nell’organizzazione della Notte della Cultura) risulta avere già ottenuto finanziamento e la riconfigurazione del basamento del Pilone, (6 milioni di euro), dove realizzare servizi per la fruizione del mare, localizzazione di attrezzature per il tempo libero, per la cultura, per la ricerca universitaria, la fruizione turistica e a strutture ricettive alberghiere, per un massimo di 200 posti letto, integrate a strutture per congressi e convegni. Due soli progetti per il capoluogo che viene però individuato dallo stesso Consorzio proponente, come infrastruttura operativa e organizzativa del distretto (costo di realizzazione della sede 1.400.000 euro).
A difendere l’operato dell’amministrazione ci pensa l’assessore Scoglio. Quest’ultimo, nel tutelare l’azione del pubblico e nel condannare certe posizioni, concentra l’attenzione sulla totale assenza degli imprenditori privati, che evidentemente considerano poco “appetibile” il territorio comunale preferendo invece il resto della provincia: «Perché tutte queste azioni deve sostenerle la mano pubblica anziché il privato?». Ma il rappresentante di giunta va oltre, rispondendo ai riferimenti del consigliere dell’Udc: «E’ legittimo avere posizioni contrarie, ma non si può tentare di far passare questa come un’operazione elettorale o, peggio ancora, come un’operazione fra le più squalificanti, mettendo dentro in prima fila i comuni indagati per mafia, con un ragionamento di discredito nei confronti della città di Messina».
Se queste sono le condizioni, al di là delle valutazioni più o meno politiche che spingano a vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, resta il fatto che a Messina, capoluogo di Provincia, non rimane che “accodarsi” ai comuni tirrenici, che a dispetto delle dimensioni geografiche o demografiche, mostrano di sapere fare la parte dei leoni. (ELENA DEPASQUALE)