MESSINA – Non soltanto “mezzo panino”, con la cruda o la cotta. Chi cercava Carmelo Menoti spesso domandava anche “due birrette normali”, o “cinque birre”. Secondo gli investigatori però non era la merce di una panineria, ma cocaina e crack, venduta a prezzi che vanno dai 20 alle 35 euro. E’ questo il giro scoperto dai carabinieri della Compagnia di Taormina, ai comandi del capitano Giovanni Riacà, e stroncato dall’operazione anti droga denominato appunto “Cotto o crudo”.
Un giro che a sua volta era inserito in una rete di spaccio più ampio, sospetta la Procura di Messina, ancora a lavoro sul caso. Una rete di cui Menoti e Francesco Celi, altro personaggio chiave dell’inchiesta, erano terminali. Erano loro a rifornire, nel 2021, tanti assuntori tra Furci, Roccalumera e Santa Teresa. E tutto girava intorno all’appartamento di Menoti, che l’uomo aveva dotato anche di telecamere per prevenire i controlli delle forze dell’Ordine.
A dare il via all’indagine è stata, due anni fa, la denuncia di una madre allarmata. La figlia aveva infatti cominciato a frequentare uno degli spacciatori, era andata ad abitare con loro. Ma quando i genitori vanno a trovarla si accorgono che il compagno maneggia una strana polvere bianca e a volte li invita ad bruscamente ad andarsene, quando riceve telefonate improvvise. I genitori della giovane, compreso quello che stava accadendo, decidono perciò di rivolgersi all’Arma.
E’ così che, dopo mesi di pedinamenti e intercettazioni, grazie anche all’uso del tanto dibattuto trojan che consente agli investigatori di tramutare i cellulari intercettati in “cimici ambientali”, ieri è scattato il blitz con gli arresti. Dieci le persone complessivamente coinvolte, che ora sono attese per gli interrogatori di garanzia dal giudice per le indagini preliminari Fabio Pagana. A difenderli, tra gli altri, gli avvocati Antonio Bongiorno e Tino Celi.