“Strano come la vita cambi in un batter d’occhio””.
Ad insegnarlo è stata Michelle, una mia amica nigeriana, giunta a Messina con il “barcone”.
Ha 17 anni, Michelle quando per la prima volta incontra il mio sguardo di donna occidentale, professionista della relazione d’aiuto. É partita un anno prima dalla Nigeria dove ha sempre vissuto con la sua famiglia. Ha frequentato la scuola, una delle migliori scuole secondarie nigeriane, aveva tutto ciò che voleva. Poi la tragedia. La morte del padre in un incidente automobilistico, la mamma depressa e devastata dai debiti e dalla perdita. Il funerale porta via gli ultimi risparmi e come se non bastasse, giunge, la richiesta di denaro da parte di uno strano uomo. Michelle, ricorda bene il loro incontro, l’auto che si ferma di fronte casa, l’uomo sulla sessantina che rivendica il debito contratto dal padre, guardandola come una belva osserva la sua preda. In Nigeria la società esercita una notevole pressione sui primogeniti, non importa siano essi maschi o femmine, adulti o minori, la società si aspetta che si assumano la responsabilità della loro famiglia. Non si piega al ricatto sessista, Michelle, ed è per questo che inizia il suo viaggio . Con sé porta un cuore pesante e disperato. Affamata, impaurita prima su un autobus poi su un pickup ,fino ad arrivare nel deserto del Sahara. Ha visto uomini, donne, bambini morire di fame e di sete, ha conosciuto la violenza e l’odio umano. Poi l’arrivo a Messina, l’accoglienza in una splendida famiglia, ritorna quel calore di casa e la sensazione di essere al sicuro.
Michelle, ha studiato, ottenendo prima la licenza media e poi il diploma di grafica. E nel frattempo, ha amato il teatro. Com’è bello vederla recitare, studiare con attenzione e meticolosità, calcare le scene di teatri importanti come l’India di Roma , il Savio e l’Annibale Maria di Francia, di Messina.
Le brillano gli occhi sul palco. Oscura tutto ciò che non merita di essere illuminato, brilla finalmente di luce propria, la mia piccola stella!
Sogna d’iscriversi all’università e nel frattempo diventa mediatrice. Desidera tornare in Nigeria da donna realizzata. Non dimentica mai, neanche per un attimo la sua famiglia, invia soldi che guadagna qualche volta cucinando cibo africano, altre traducendo documenti o realizzando exstention ai capelli delle sue coetanee.
Eppure … “trano come la vita cambi in un batter d’occhio”.
Michelle viene dimenticata dalla burocrazia italiana, scivola in delle sabbie mobili dal quale non riusciamo a tirarla fuori. La Commissione Territoriale non si pronuncia per più di un anno e mezzo, lasciandola in un angoscioso limbo e nel frattempo arriva anche il “Decreto sicurezza”, insieme alla maggiore età.
Il borsone ancora una volta diventa la possibilità di continuare a vivere, non come numero, ma come persona.
Insieme ci siamo arrabbiate, disperate, abbiamo pianto. Alla fine la paura ha vinto. Oggi Michelle è una clandestina in giro per l’Europa. Di lei avrei potuto raccontare le innumerevoli atrocità ed ingiustizie di cui è stata vittima, ma so che non avrebbe approvato. Non ha mai voluto suscitare la pena di nessuno e anche per questo la rispetto. Desidero solo, generare in chi legge, indignazione, perché Messina, l’Italia, con la partenza di Michelle, ha perso una donna speciale, ha perso un’occasione per diventare migliore.
Dinah Caminiti