REGGIO CALABRIA – «Non possiamo permetterci che questi soldi finiscano nelle mani sbagliate». Lo dice chiaro e tondo il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, incontrando la stampa subito dopo la riunione del Cosp (il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica) e un breve incontro coi consiglieri comunali reggini di centrodestra, a proposito dei fondi del Pnrr e delle infiltrazioni mafiose.
Infitrazioni che, carte alla mano – dallo scioglimento di vari Comuni del Reggino, ultimo dei quali Portigliola, all’arresto nel contesto dell’operazione Propaggine di Antonino Gioffrè, sindaco di una Cosoleto il cui Comune oggi è sottoposto a conseguenziale accesso antimafia –, possono ben costituire una preoccupazione grave a fronte dei 21 centri del tessuto metropolitano in cui si voterà alle Comunali del 12 giugno prossimo.
In una città prudenzialmente blindata dalle forze dell’ordine per la “prima” dell’ex Prefetto di Milano in riva allo Stretto, con unità di Polizia locale praticamente a punteggiare l’intero percorso del ministro in tangenziale dalle “bretelle” sul Calopinace (ormai viale Falcone-Morvillo, a proposito di legalità…), la fondamentale componente tecnica del governo Draghi – alla sua destra c’è il prefetto di Reggio Massimo Mariani, alla sua sinistra il sindaco facente funzioni della città Paolo Brunetti – ci tiene a spiegare che, per evitare problematiche parandranghetistiche dopo l’ennesima tornata amministrativa, nei prossimi giorni varerà «delle linee-guida da seguire nell’intero Paese che stiamo predisponendo e che poi trasmetteremo ai Prefetti, perché alcuni aspetti meritano la massima attenzione».
Linee-guida che troveranno linfa in un protocollo in via d’elaborazione proprio a cura del prefetto di Reggio Calabria.
…Questo non solo quanto al regolare esito delle competizioni elettorali di per sé, ma soprattutto in relazione alla gestione degli ingentissimi flussi del Pnrr anche sui territori.
Nelle linee-guida in gestazione, fa sapere il ministro dell’Interno, «faremo riferimento anche alle nuove norme inserite nel Codice degli appalti. E sull’intera materia, insomma, interverremo in materia decisa, perché – commenta il ministro a fronte della specifica domanda di Tempostretto – una cosa è certa: non possiamo certo permetterci che i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza cadano nelle mani sbagliate. Questa è una priorità assoluta: se n’è parlato anche in Consiglio dei ministri. Proprio alla luce di questo, effettueremo degli interventi mirati destinati a trovare poi applicazione uniforme su tutto il territorio nazionale».
Non che sia stato questo il tema-cardine della conferenza stampa che ha fatto seguito ai lavori del Cosp. Al contempo, è stata anche l’unica vera notizia fornita dalla titolare del Viminale, a fronte di un briefing con la stampa largamente incentrato sul drammatico tema dei pressoché quotidiani sbarchi di migranti (solo a Roccella Jonica, sono già 20 nei primi cinque mesi di questo 2022).
Al riguardo, il ministro ha ribadito all’inverosimile l’importanza dei colloqui romani avuti col sindaco della tartassatissima Roccella Jonica Vittorio Zito insieme alla delegata all’Immigrazione Francesca Ferrandino (ex Prefetto di Bologna: Luciana Lamorgese, a sua volta, era Prefetto di Milano), che poi ha svolto un sopralluogo sul territorio roccellese finalizzato al ripristino completo del già ipotizzato hotspot di Roccella Jonica «al massimo, nel giro di un anno».
In conferenza stampa, il ministro ha sottolineato che c’è un binomio da valorizzare al massimo, a proposito dei migranti: «Responsabilità e solidarietà. Due princìpi che non sempre e non tutti i 27 Paesi dell’Ue hanno dimostrato d’accettare e di condividere». Di qui, il weekend di lavori a Venezia che trascorrerà con gli altri ministri dell’Interno dell’Unione europea, nel tentativo di un’impronta maggiormente responsabile, d’accordo, ma soprattutto assai più marcatamente solidaristica in chiave continentale.
L’hotspot, ha poi specificato la Lamorgese, non è comunque una ‘meta finale’ per Roccella né per l’intera area della jonica calabrese (visto che fino a un anno e mezzo fa «a Roccella Jonica i numeri dell’immigrazione erano irrisori», ma semplicemente perché c’era un mega-boom di sbarchi a Crotone e al famigerato, più che famoso, centro di prima accoglienza di Sant’Anna).
Nell’evidenziare poi che sono mutate anche le caratteristiche degli sbarchi («aumentati gli sbarchi autonomi anche con barche a vela», come pure nel tragico episodio di Siderno), ha sottolineato il ministro Lamorgese che moltissimi profughi giungono dall’Afghanistan: «Nell’agosto scorso, ‘siamo andati a prenderci’ oltre 5.400 persone che avevano lavorato con noi a Kabul: ma era chiaro che non sarebbe terminato il flusso da quei Paesi. E infatti, lo stiamo vedendo. Ma a parte i tanti migranti in arrivo pure da Libia ed Egitto, inciderà nei prossimi mesi e anni pure la “crisi del grano” – ha spiegato il ministro – che deriva dal conflitto russo-ucraino, ma i Paesi del NordAfrica ricevono l’80% di grano da questi due Paesi e la ripercussione più ovvia sarà proprio l’incremento brusco degli arrivi da questi Paesi».
Ecco perché l’auspicio del Viminale è che invece possa essere rivista “verso su” la politica dei flussi migratori, «per far arrivare legalmente un numero maggiore d’extracomunitari, dei quali indubbiamente la nostra economia ha bisogno. Percorsi legali come quelli sanciti dal protocollo con l’Ance, l’associazione degli imprenditori edili, per la cooptazione dei migranti giunti in Italia grazie alla protezione internazionale».
Nell’interminabile mattinata d’attesa dei cronisti a Palazzo del Governo, ha svolto il suo ruolo anche il pur breve incontro tra il ministro Lamorgese e i consiglieri comunali di centrodestra (col prefetto Mariani a perorare la causa degli esponenti dell’opposizione a Palazzo San Giorgio, affinché potessero anche brevemente esporre le proprie ragioni).
Una nutrita delegazione dei consiglieri di centrodestra ha così incontrato l’inquilino del Viminale, lamentandosi specificamente in relazione al Pef e a un Consiglio comunale secondo gli oppositori convocato in maniera poco rispettosa delle proprie prerogative: fattispecie che li aveva portati a convocare una conferenza stampa urgente, anticipando nell’occasione quanto puntualmente accaduto nel pomeriggio, cioè l‘abbandono dell’Aula.
E il ministro dell’Interno «» – ovviamente -, ma ha ascoltato i rappresentanti della minoranza anche su una serie di punti snocciolati in rapida sequenza. Per esempio, la questione legalitaria “ad ampio raggio”, dai presunti brogli elettorali (evocati pure in conferenza stampa) al “caso Miramare”, con annessa mancata costituzione di parte civile dell’Ente locale benché aderente al documento di Avviso pubblico che avrebbe previsto quest’atto specifico, a un bilancio e dati di cassa a dir poco controversi (macro-tema su cui la Lamorgese ha chiarito davanti ai cronisti che appena tornata a Roma avrebbe comunque firmato «una proroga di un altro mese, visto che numerosi sono stati quest’anno i Comuni ritrovatisi in grave difficoltà a rispettare i termini per il perfezionamento del documento contabile»).
Fra gli altri temi, espressa anche vicinanza al procuratore distrettuale di Catanzaro Nicola Gratteri, «che conosco e apprezzo non certo da oggi», ha sottolineato la Lamorgese, anche in relazione ai terrificanti progetti di morte nei suoi confronti perfidamente elaborati dai clan.