Il rischio che Messina sia sede di Hotspot, nonostante tutti i proclami e probabilmente a causa dei troppi silenzi, si fa sempre più concreto.
"La mozione del M5S relativa agli hotspot è stata bocciata. Ci saranno altri due hot spot in Sicilia a, Messina e Palermo, che si aggiungeranno a quelli di Pozzallo, Trapani e Lampedusa".
E' questo il commento del portavoce Francesco D'Uva dopo lo stop della mozione presentata dai grillini con la quale il movimento chiedeva la chiusura degli hotspot esistenti, e la non apertura di altri in differenti porti. I pentastellati hanno anche chiesto che l’Europa, alla luce degli impegni presi con l’Italia, mantenga le promesse relative ai ricollocamenti.
"Avevamo anche richiesto di rivedere il Regolamento Dublino III – ha continuato D'Uva – ossia l'accordo tra il Governo e l’Europa siglato nel maggio 2015 per fronteggiare il fenomeno migratorio. Questo prevedeva che l’Italia istituisse sul proprio territorio gli hotspot, mentre l’Europa s’impegnava a ricollocare 160 mila migranti che arrivavano in Italia e in Grecia verso gli altri Stati europei. Gli hot spot sono nati ma delle 160 mila persone da ricollocare, alla data dell’11 maggio 2017, ne sono state ricollocate solamente 5.711. Che gli hotspot fossero una strategia fallimentare lo avevamo già ribadito ancor più in una città come Messina dove la creazione di uno di essi andrebbe a nuocere con ancor più evidenza".
Sull’hotspot è calato un preoccupante silenzio dopo i primi proclami di protesta ed il silenzio non è mai foriero di buone notizie.
R.Br.