“Il governo sta facendo bene, ma i flussi di migranti sono difficilmente arginabili. Siamo un Paese che si affaccia sul Mediterraneo, siamo vicini ai Paesi della sponda Sud del Mediterraneo, e quindi intercettiamo le principali rotte dei trafficanti di esseri umani. Dobbiamo imparare a convivere con questa emergenza”. Lo ha detto Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, intervenendo a TgCom24.
“Purtroppo per tanti anni nessuno, anche quelli che a sinistra oggi si lamentano col governo, ha costruito un vero modello di integrazione. Penso che in un Paese di 60 milioni di abitanti, 100 mila migranti non dovrebbero essere molti da integrare; diventano, invece, troppi quando non c’è integrazione, quando si costruiscono dei ghetti magari a ridosso delle stazioni. Ma un Paese moderno che si affaccia sul Mediterraneo il problema dell’integrazione dei migranti avrebbe dovuto affrontarlo e risolverlo già da tempo. Io ho proposto, per esempio, di organizzare un’accoglienza diffusa.
Nella mia Regione ci sono famiglie che accoglierebbero volentieri un minore non accompagnato. Invece di dare risorse ad aziende o a cooperative, che a volte speculano sull’accoglienza considerandola una ragione di profitto, si potrebbe pensare di dare un contributo economico a queste famiglie.
Poi si potrebbe prevedere anche un rapporto con associazioni che da anni svolgono una funzione meritoria per accompagnare i migranti, ad esempio, nel loro percorso scolastico per integrarli nella società. In questo modo riusciremmo ad affrontare questo fenomeno senza subirlo.
Troppe volte in Italia si è discusso del problema dell’immigrazione ma senza capire come potesse essere arginato facendolo diventare un’opportunità”, ha sottolineato il governatore Occhiuto.
“Ritengo inaccettabile la proposta del governo britannico di usare il braccialetto elettronico per i migranti non ospitabili nei centri di accoglienza. Governo una Regione che in passato ha subito il dramma dell’emigrazione: tanti calabresi sono andati in giro per il mondo a cercare fortuna”.
“Quelli che oggi vengono in Europa scappano dalla fame, dalle guerre, dalla morte. Un Paese civile è un Paese fatto di donne e uomini che non hanno una concezione proprietaria del territorio nel quale hanno avuto la fortuna di nascere e di vivere. Questa è una cosa che dovremmo tutti imparare.
Altra cosa, invece, è far rispettare le regole intervenendo per i rimpatri di quelli che non hanno diritto all’asilo. Su questo il nostro governo fa bene ad essere molto rigoroso. Però atteggiamenti come quelli dell’esecutivo britannico sul braccialetto elettronico credo dimostrino che, a volte, i Paesi che si dichiarano più civili tanto civili poi non sono”.