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Migrazioni e grecanico, chiavi per riscoprire le radici nel nuovo libro di Gioacchino Criaco

REGGIO CALABRIA – La Calabria come luogo crocevia di popoli e miti ancestrali, tra mille contraddizioni, tradizioni antiche e speranze per il futuro: è una storia di identità, radici e senso di appartenenza quella che Gioacchino Criaco racconta nel romanzo Il custode delle parole, in libreria con Feltrinelli dal 14 giugno.

La vicenda, ambientata nell’Aspromonte contemporaneo, si concentra su Andrìa, quasi trentenne che ancora non ha capito cosa vuole fare da grande.
Il ragazzo, che trascorre pigramente le sue giornate tra il lavoro in un call center e le gite al mare con la fidanzata Caterina, sa solo di non voler fare il pastore come suo nonno, coraggioso custode di un mondo antico e di una lingua, il grecanico, che stanno per sparire ingoiati dalla modernità.

La vita di Andrìa però cambia improvvisamente quando salva dalle acque dello Jonio Yidir, giovane migrante in arrivo dalla Libia. Grazie a lui, che inizia a lavorare per il nonno pastore come suo aiutante, Andrìa riscopre di appartenere al luogo in cui è nato.
A quella terra selvaggia e bellissima il ragazzo decide infatti di riavvicinarsi senza più paura, scoprendo la storia profonda di molti popoli le cui culture hanno stretto un legame inscindibile: e finalmente accetterà di compiere il suo destino.