L’Assessore Provinciale all’Ambiente Pietro Petrella ha ieri eseguito a Monforte Marina un sopralluogo, atto a individuare altri siti idonei per la realizzazione della stazione di pompaggio della -SNAM -, di cui abbiamo già parlato in diversi articoli. All’ispezione hanno partecipato tecnici dell’Assessorato Regionale all’Industria, esperti dei Comuni interessati e tecnici della -SNAM -.
La Valle del Mela oggi vede configurarsi un sistema tecnologico territorialmente più diffuso, distribuito lungo tutta la costa, andando quindi a portare Monforte San Giorgio, più precisamente la frazione Marina, a pieno diritto nell’area a rischio, aumentando così i già persistenti danni.
La TAT, associazione tutela ambiente territorio, “continua a ribadire il proprio no, contestando anzi –dalle parole del vice presidente Crisafulli- la troppa stasi che fin ora si è rilevata da parte delle istituzioni e politici locali-.
I punti su cui la TAT insiste affinché non venga realizzata la Snam sono:
1) l’incremento di questo tipo insediamenti industriali non genere economia di base, i capitali di queste industrie non rimangono nella nostra regione;
2) queste industrie sfruttano le condizioni favorevoli “Ambientali- per generare profitti, e di questi profitti sul territorio non rimane nulla;
3) noi invece paghiamo a caro prezzo tutto questo, lo paghiamo con il minor valore del nostro patrimonio, le nostre case si deprezzano sempre di più, il carico inquinante incide sulla nostra salute, non sono possibili altre forme di sviluppo economico, l’agricoltura viene pesantemente penalizzata, il turismo viene sospinto da Barcellona in poi;
4) le compensazioni ambientali che queste industrie elargiscono, in relazione all’importanza economica dell’iniziativa, sono pressoché teoriche se non inesistenti, e finirà che alla fine a pagare il costo dello “scempio ambientale-, saremo sempre noi;
5) la quota benessere generata dal sistema occupazionale in relazione alla struttura del quadro socio economico, risulta marginale.
In merito ai rischi sulla salute, la O.M.S. (organizzazione mondiale della sanità) non ha ancora prodotto i risultati della sua indagine epidemiologica, ma tuttavia, nel rapporto intitolato “Prevenire le malattie grazie a un ambiente migliore- descrive una stima del carico di malattia legato all’Ambiente, intendendo con questo fornire un contributo più completo e sistematico su quanto i fattori di rischio ambientali prevenibili possano contribuire a un’ampia gamma di malattie e incidenti. L’analisi è focalizzata sulle cause ambientali delle malattie e su quanto le diverse patologie possano essere influenzate dall’ambiente. I dati mostrano come decessi, malattia e disabilità possano essere effettivamente ridotti ogni anno attraverso una politica ambientale adeguata. La O. M. S. continua nel suo rapporto precisando che la maggior parte delle malattie legate a fattori di rischio ambientali sono comunque fra i principali problemi di salute pubblica in generale, per quanto associati a livelli diversi di mortalità. Le malattie che in assoluto presentano la mortalità più elevata legata a fattori di rischio modificabili di natura ambientali ( in generale) sono:
_ 2,6 milioni di morti ogni anno per malattie cardiovascolari
_ 1,7 milioni di morti ogni anno per malattie diarroiche
_ 1,5 milioni di morti ogni anno per infezioni del tratto respiratorio inferiore
_ 1,4 milioni di morti ogni anno per cancro
_ 1,3 milioni di morti ogni anno per bronco pneumopatia cronica ostruttiva
Il rapporto mostra che in un modo o nell’altro l’ambiente influenza significativamente più dell’80% di queste malattie principali. Inoltre, sembra contare solo quei rischi ambientali che sono effettivamente modificabili attraverso politiche di intervento adeguate o tecnologie già disponibili. Per prevenire ogni anno milioni di morti altrimenti evitabili è necessario che settori come quello dei trasporti, dell’energia, dell’agricoltura e l’industria collaborino per abbattere il più possibile i rischi per la salute che derivano dall’ambiente di vita.
“La parola collaborino nella Valle del Mela- termina Crisafulli- non è praticata, però non capisco il management di queste industrie, dovrebbero rifiutarsi di accettare condizioni o forme di rapporto senza il rispetto di tutti gli interessi, loro ben sanno che certe strategie alla fine emergeranno, perché sporcare il valore dell’industria italiana, perché nel processo dello sviluppo non salvaguardare i valori storico-culturale e paesaggistico dei luoghi, il rispetto del valore patrimoniale sia pubblico che privato, il rispetto della salute, il valore morale della vita, del sistema che li ospita?
Perché non ricercare forme che rivitalizzano quel tessuto mortificato dalle forti limitazioni che queste industrie con il loro modo egoistico impongono?
Una ricercata forma condivisa di rispetto sarebbe la soluzione di una consapevole convivenza, utile allo sviluppo civile e democratico-.
Questa è un’ ulteriore puntata di questa lunga vicenda, vedremo se la popolazione avrà la meglio su una multinazionale o assisterà all’innesto dell’ennesima industria inquinante.
Serena Sframeli