MILAZZO – Continuano a far discutere i lavori presso il villino in stile Liberty di via Cumbo Borgia, a Milazzo. Dopo lo stop da parte del Comune la nipote degli ex proprietari, Annalisa Drago Ferrante, ha voluto condividere i suoi ricordi di quella che definisce “la casa delle favole”. Di seguito la lettera inviata alla redazione di Tempostretto.
C’era una volta una bambina che adorava i suoi nonni. Si chiamavano nonno Nino e nonna Anna, o “i nonni Nini” come dicevano i cugini più piccoli per distinguerli dagli altri loro nonni, “i nonni Peppini”. La bambina amava i nonni e la casa in cui vivevano. Era una casa diversa dalle altre che conosceva, e non solo perché ci abitavano quei nonni a cui era tanto affezionata: era una casetta bassa, con i muri esterni di un bel rosso caldo e tanti fiori dipinti, le persiane di legno verde e le finestre alte, anch’esse di legno.
Fuori, un giardinetto girava tutt’intorno alla casa, con alberelli che facevano sempre i loro tipici frutti, limoni, mandarinetti, fichi; c’erano anche diversi vasi sempre pieni di fiori che tanto piacevano alla nonna ma soprattutto le piante rampicanti con gelsomini odorosissimi. Spesso i passanti si fermavano e chiedevano alla nonna: “Signora, posso prenderne qualcuno? Sono così profumati!”.
Ma la cosa più bella dell’esterno erano due bellissimi leoni di pietra, sdraiati sui gradini di marmo bianco all’ingresso: tutti i bambini volevano starci a cavalcioni e i cuginetti trascorrevano spesso là i pomeriggi d’estate, litigando per chi dovesse stare su quello di destra o quello di sinistra! Dentro, i pavimenti erano davvero singolari, la bambina non ne aveva mai visti di simili: sembravano dei mosaici, con tanti disegni che formavano come dei quadri diversi in ogni stanza. La mamma le aveva spiegato che erano pavimenti antichi, avevano più di 50 anni, per questo le sembravano così strani.
E che dire della cantina e della soffitta dove i piccoli non potevano andare se non accompagnati perché la nonna aveva un timore matto che si facessero male? E i mobili? Ma dove li avevano presi? Anche questi erano così particolari perché li avevano intarsiati gli artigiani che lavoravano nell’ebanisteria del bisnonno.
Il nonno Nino da giovane aveva frequentato l’università fuori e ora aveva uno studio alla fine del corridoio: una stanza rettangolare, lunga, con una grande scrivania sempre stracolma di carte e un’altra piccola dove aveva la sua vecchia Remington e con la foto dei suoi nel negozio di legnami che campeggiava su una parete. Lui lavorava là dentro fino a tarda sera ma poteva sentire il cinguettio a volte assordante dei canarini che teneva nel corridoio.
La bambina passava in quella casa quasi tutti i pomeriggi, dopo aver finito i compiti: là trovava i suoi cuginetti e gli zii, e non sarebbe mai voluta tornare a casa! Poi era cresciuta, ormai andava in giro con i suoi amici, aveva frequentato prima il liceo, poi l’università, e non ci andava più tanto spesso, anche se la nonna le telefonava sempre per sapere come andavano gli esami. Quando si sposò, fu in quella casa che scelse di vestirsi per il matrimonio, con la nonna che controllava tutto!
Poi nacquero le sue figlie e le foto più belle dei battesimi con bimbe, nonni e bisnonni furono scattate lì nel salotto! Quando i nonni morirono, la casa rimase chiusa, nessuno ci abitò più, le piante sembravano aver preso il sopravvento; zii e cugini avevano portato con sé gli oggetti più belli, anche i due leoni. Ma quella bambina ormai adulta spesso faceva vedere con orgoglio quella casetta che resisteva al tempo, così particolare, ai suoi ospiti stranieri e loro restavano meravigliati quando lei diceva: “Questa è la casa dove vivevano i miei nonni!”.
Si arriva così alla fine di questa favola. La casa in questione è il Villino Buccafusca, sito in via Cumbo Borgia nel centro storico di Milazzo. Costruito nel primo decennio del 1900, era uno dei pochi esempi di stile Liberty rimasti nella cittadina, testimonianza della sua storia artistico-culturale. Tutti i milazzesi lo conoscevano e lo ritenevano parte integrante del loro vissuto, passato e presente. È stato abbattuto il 13 novembre 2024. Non ci saranno più turisti a percorrere quella via per trovare alla fine con sorpresa la casetta rossa dal tetto merlato circondata da palazzoni. In diversi messaggi postati viene ricordata come “la casa delle favole”. Ora è rimasta la favola della casa.
Annalisa Drago Ferrante, nipote di Nino e Anna