Minacce inaccettabili che corrono – anche – sul Web e sui social network. E il destinatario, il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, è sbottato proprio sul suo profilo Facebook, denunciando la gretta violenza telematica subita. E toni raggelanti che ha voluto esibire, con gli screenshot d’insulti e minacce in cui s’arriva ad augurargli la morte.
Aver paralizzato il traffico congelando buona parte della “via Marina Alta” ancor prima d’aver istituito l’agognato (risolutivo?) doppio senso sul Lungomare. Aver costretto centinaia d’automobilisti a stare in macchina anche tre quarti d’ora per fare un percorso anche di poche centinaia di metri. Esplicitamente o in modo implicito, sono questi i “capi d’accusa” che uno scellerato – e folto – insieme di cybernauti contesta al primo cittadino.
Tutto ciò, in relazione alla parziale chiusura al traffico di corso Matteotti per consentire l’isola pedonale e dunque prima l’allestimento e poi la fruizione dei dehor, gli spazi all’aperto muniti di tavolini ora consentiti sulla via Marina “alta”.
Ogni luogo balneare con ambizioni turistiche sfoggia questi magnifici salottini open. L’assenza di viabilità alternativa, invece, mina da qualche giorno la quotidianità di chi si sposta in automobile, parcheggio incluso. Solo che al primo cittadino non viene contestato pacificamente d’aver commesso una scelta amministrativa ritenuta errata. Tutto si trasforma, invece, in un‘odiosa aggressione a suon di messaggi lugubri e pieni d’insulti. Anche minacce vere e proprie; termini e toni agghiaccianti sempre.
Sono post intrisi di un odio social tipico di certi “leoni da tastiera”. Ma in alcuni casi anche commenti a post altrui (e certi commenti, diciamolo, non andrebbero mai consentiti o diffusi). La costante sta nei toni allucinanti e, spesso, purtroppo, negli auguri di morte.
Come già in passato, il sindaco per denunciare i messaggi odiosi nei suoi confronti ha adottato una scelta “forte”: pubblicarli. «Pubblico solo quelli “pubblicabili”, figuratevi il resto», precisa l’amministratore. Che ribadisce di comprendere tutti, e di comprendere il nervosismo per le code interminabili così come nel ritardo per l’apertura dell’agognato doppio senso. «Però credo che ci sia un limite che non possiamo superare – evidenzia Falcomatà -. Credo che siamo altro rispetto a quello che a volte leggo e a tutta la violenza che sfoghiamo su una tastiera».
Perché «leggere cose di questo tipo, credetemi, fa male e ferisce».