Il caso degli impiegati stakanovisti dell’Atm, che sono riusciti ad accumulare oltre un milione di euro di straordinari in un anno, mi ha ricordato, per alcuni aspetti, la notizia dello spalaneve della Provincia di Palermo che nel mese di agosto ha chiesto 200 ore di straordinario. L’inchiesta della procura di Messina ha evidenziato che all’Atm c’erano dirigenti e impiegati modello, con un attaccamento al lavoro talmente encomiabile da vederli sgobbare (non sui bus, ovviamente, altrimenti ce ne saremmo accorti con tutto questo via vai di mezzi ad ogni ora del giorno e della notte), oltre alle normali ore, almeno altre 7 giornaliere, tutti i giorni, compresi domeniche e festivi. C’è stato anche chi nel solo mese di novembre è riuscito a stare attaccato alla scrivania, per 210 ore extra, quindi almeno 7 ore al giorno di straordinari, comprese le domeniche. Negli uffici dell’Atm doveva esserci il miele se persino il 26 dicembre c’era chi trascurava la famiglia per lavorare. Dipendenti con il dono dell’ubiquità perché riuscivano a stare incollati alla poltrona dell’ufficio e contemporaneamente anche alla sedia del ristorante dove stavano festeggiando la Pasquetta. La stessa frenesia operativa che aveva lo spazzaneve di Palermo che ogni estate spalava neve per ore ed ore (ad agosto persino di notte). Il dono dell’ubiquità a Messina è abbastanza diffuso, dal momento che lo possiedono anche alcuni impiegati delle cooperative che gestiscono i servizi sociali. Come denunciato dai consiglieri comunali Caliò e Conte infatti, dai fogli presenza presentati dalle cooperative al Comune, risultano impiegati presenti nella stessa ora in centri sociali distinti e distanti. Con questo scherzetto chi paga (oltre al Comune che sborsa il doppio per un servizio reso a metà) è l’utente, che in questo caso appartiene alla fascia più debole della popolazione. Tra i due centri sociali nei quali l’impiegato-ubiquo è assente c’è un anziano, o un bambino, o un disabile, che non si vede erogato il servizio per il quale l’amministrazione paga. Vi chiederete cosa hanno in comune questi tre casi di “straordinario” attaccamento al lavoro a parte, appunto, i doni mistici di questi dipendenti. Lo straordinario pagato allo spazzaneve, nonché quello sborsato agli stakanovisti dell’Atm (e i rimborsi per i chilometraggi gonfiati quasi che gli autobus collegassero Messina a Cinisello Balsamo) così come le somme per le cooperative, sono tutte spese autorizzate da qualcuno. Se lo Stato paga è perché qualcuno attesta che quelle richieste sono vere. Io posso pure dire che ad agosto ho spalato tonnellate di neve a Palermo, ma se c’è qualcuno che ne firma il via libera, o è cieco, o è distratto, o ha un senso della cosa pubblica quantomeno discutibile. Non voglio giustificare chi commette l’illegalità, ma se tutti imparassimo a considerare il denaro pubblico come un bene prezioso che appartiene alla comunità, queste forme di saccheggio non avverrebbero più. Sono convinta che il non vedere equivalga alla complicità. Anche se sono soldi della Regione, della Provincia, del Comune e non del nostro salvadanaio non significa che debbano essere buttati dalla finestra. Il senso dell’istituzione dovrebbe essere anche questo, una buona amministrazione è fatta anche di dirigenti che leggono le carte, che fanno l’interesse del pubblico, che si fermano a guardare se sentono puzza di truffa, di illegalità, di ruberia. Per ogni spalaneve ferragostano, per ogni stakanovista finto, c’è un dirigente cieco e sbadato. Parliamo sempre dei costi della politica, purtroppo ci sono anche questi costi, figli di una pessima gestione della cosa pubblica affidata a chi considera il “pubblico” come qualcosa da depredare con ogni mezzuccio. Ognuno si arrangia come può, arraffa dove può. Sulla gestione dei servizi sociali affidati alle cooperative due consiglieri comunali da mesi presentano denunce accolte dall’amministrazione col silenzio e col fastidio, quasi che invitare gli uffici a guardare le buste paga tutte uguali, gli stipendi mai pagati ai lavoratori, i servizi mai resi, sia non un dovere per una buona amministrazione, ma un mettere gli occhi dove non si deve. La giustizia farà chiarezza sui reati, ma sul malcostume non ci sarà mai alcun magistrato che potrà far nulla. Firmare per quieto vivere (nella migliore delle ipotesi), far passare le carte senza leggerle, è una responsabilità grave esattamente quanto quella di dichiarare d’aver spalato neve a luglio davanti al Duomo di Palermo o aver lavorato all’Atm il 26 dicembre. Anzi può persino accadere che a Palermo nevichi ad agosto, ma che un autobus passi a Messina, anzi, ne passino tanti quante le ore di straordinario attestate, il 26 dicembre, francamente, è di gran lunga più impossibile…..
Rosaria Brancato