servizio di Silvia De Domenico
MESSINA – Continua il nostro Viaggio nelle baraccopoli della periferia sud di Messina. Siamo stati ancora a Minissale, nelle baracche dimenticate di via Del Verme. Qui lo Stato non è mai arrivato: “Non si vede nessuno da più di 30 anni”, ci dicono gli abitanti. “Vengono da noi solo per chiedere voti”, aggiungono.
“Alle prossime elezioni è meglio che non venga nessuno qui”, dice il sub commissario Marcello Scurria. Il suo ufficio continua il lavoro dei sopralluoghi nelle baraccopoli della città. Un viaggio che porta alla scoperta di storie, di persone e anche di casi di fragilità. Come un anziano, allettato da parecchio tempo, che non sapeva di avere diritto a una casa con priorità. Oppure una signora invalida accudita da una figlia giovanissima: anche questo un caso da segnalare ai servizi sociali.
Siamo stati nella casa di una coppia che vive con la fogna in casa da 33 anni e in una in cui ad ogni pioggia spuntano delle macchie di muffa sulle pareti e sul soffitto. Una casa con una sola piccola finestrella e un caldo insopportabile. Poi il paradosso: nella stessa baraccopoli c’è chi spera di andarsene in una nuova casa e chi investe per ristrutturare una vecchia baracca. Da un lato la speranza in una nuova vita lontana dal degrado e dalla puzza di fogna; dall’altro la rassegnazione di non avere un altro futuro all’orizzonte, tanto da decidere di investire nel materiale per ripitturare la casetta appena acquistata.
“Oggi però lo Stato ha battuto un colpo“, chiude il commissario Scurria.
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