Giuseppe Ministeri, Presidente del Conservatorio “A. Corelli” e membro del Cda del Teatro Vittorio Emanuele, ha condiviso con noi una riflessione su diverse dinamiche relative alla cultura sul nostro territorio.
L’analisi di Ministeri è partita dal rapporto tra l’Amministrazione comunale e le associazioni, argomento di cui abbiamo scritto anche qui.
“Da sempre mi occupo di attività culturali, adesso anche con incarichi pubblici” esordisce Giuseppe Ministeri, “per cui è normale che certe situazioni mi stiano a cuore. In merito alle associazioni culturali, ritengo che l’Amministrazione culturale debba saper riconoscere il soggetto con cui si relaziona. Naturalmente è giusto che il dialogo sia aperto a tutti; allo stesso tempo però bisogna sapere cogliere la differenza, per esempio, tra un’associazione appena costituitasi e un’altra che magari opera da decenni, se non di più, sul nostro territorio, con notevoli sacrifici e allo stesso tempo con risultati importanti”.
“Ci tengo a sottolineare che le tre principali associazioni musicali cittadine, “Bellini”, “Accademia Filarmonica” e “Filarmonica Laudamo” portano in città nomi importantissimi offrendo stagioni di alto livello. Gli amministratori, soprattutto gli assessori preposti, devono tenere conto della loro storia, in termini di ascolto prima, e di tutela e sostegno poi, soprattutto nella gestione degli spazi comunali”.
Il Presidente del Consevatorio “Corelli” si è poi soffermato sulla gestione degli eventi relativi alle ultime festività natalizie. “Non sono stato d’accordo, e invierò una nota ufficiale al Sindaco, con la scelta di utilizzare tutto il budget stanziato, circa centomila euro, per coprire unicamente il costo dei servizi, senza pagare gli artisti. Questo non va bene. Giusto pagare il service, la stampa dei manifesti, i vigili del fuoco, le maschere, i gruppi elettrogeni, l’affitto delle sedie e i palchi; ma perché non gli artisti?”.
“So che si possono trovare persone disposte a esibirsi gratuitamente, vuoi per mera passione, vuoi per farsi conoscere. Non capisco però come l’Amministrazione possa portare avanti questo tipo di ragionamento. Una dinamica simile svilisce il ruolo dell’artista, di chi ha studiato a lungo per prepararsi”.
Con un’esperienza più che decennale nel settore, Giuseppe Ministeri ha piena consapevolezza del momento presente. “So benissimo che i cachet di dieci, quindici anni fa oggi sono impensabili. Ma ritengo che un gettone, anche a titolo di rimborso spese, per i gruppi, le compagnie teatrali, le compagnie di danza che si esibiscono sia doveroso”.
“Questo concetto si lega naturalmente al rapporto tra quantità e qualità. Ho sentito spesso ribadire, da parte dell’Amministrazione, il vanto per aver superato i cento eventi organizzati. Solo che i numeri non sono tutto. Non sta scritto da nessuna parte che cento eventi siano sempre meglio di settanta. Bisogna guardare anche alla qualità degli eventi, alla professionalità dei protagonisti. Dato un determinato budget, meglio organizzare qualche evento in meno, ma pagando anche chi si esibisce”.
“In città c’è un problema di spazi destinati alle attività culturali” continua Giuseppe Ministeri. “Naturalmente mi riferisco a spazi di proprietà pubblica. Nel privato si sono sviluppate per fortuna tante realtà. Il Teatro Annibale di Francia, il Teatro Savio che è stato riaperto, il Clan Off, il Teatro dei 3 Mestieri, i Magazzini del Sale; realtà che, da membro del Cda del Vittorio Emanuele, ho convocato per creare una rete teatrale”.
“Rimane però il problema del pubblico che è rimasto fermo. Oggi ci ritroviamo il Teatro Vittorio Emanuele da novecento posti circa; la sala grande del Palacultura da sette, ottocento posti; a mancare è una sala da trecento, trecentocinquanta posti. Per le attuali dinamiche degli spettacoli, una sala del genere sarebbe fondamentale”.
“Voglio rimarcare, al riguardo, che siamo orfani del Teatro in Fiera, la cui sala aveva proprio quelle dimensioni. Avendola a disposizione, come Teatro Vittorio Emanuele potremmo dividere le proposte tra i due siti. Per spettacoli che potremmo definire di nicchia, raccogliere circa quattrocento spettatori è un risultato importante, e sarebbe bello metterli in scena in spazi dalle dimensioni congeniali”.
Per tale spazio, Giuseppe Ministeri vaglia diverse alternative. La prima, appunto, quella del Teatro in Fiera. “Si dovrebbe appunto rifare il Teatro in Fiera. L’Autorità Portuale sta lavorando, non so a che punto sia; si dovrebbe abbattere il vecchio teatro a rifarlo. Quello che è certo è che uno spazio che alla città manca da venti anni. Come dicevo, nel pubblico passiamo dai cento posti della Sala Laudamo ai novecento del Teatro Vittorio Emanuele, senza poter contare appunto su una dimensione intermedia”.
Inoltre, come Presidente del Conservatorio “Corelli”, Giuseppe Ministeri incontrerà la prossima settimana il neoministro Gaetano Manfredi. “Chiederò al Ministro di recuperare il finanziamento del Miur al Conservatorio per la creazione di un auditorium. Auditorium che potrebbe appunto essere una soluzione per questo tema”.
Per quanto riguarda il Teatro Vittorio Emanuele, Giuseppe Ministeri si concentra sul recupero della Sala Laudamo. “La Sala Laudamo ha una storia importantissima. Era sede del Liceo Corelli prima che diventasse conservatorio, sede della Filarmonica Laudamo. Negli anni è stata davvero centro della vita culturale e sociale messinese. La Sala Laudamo era aperta quando il Teatro era chiuso, e ha avuto una grande tradizione musicale. Nelle ultime settimane abbiamo iniziato i lavori di restauro. Il primo progetto, di natura musicale, sarà in scena in primavera. Come Vittorio Emanuele, non andremo a ospitare un’associazione interna, ma proporremo un progetto del Teatro per la Sala Laudamo”.