Le storie

Mirko Maccarrone, una storia da romanzo: “Da lavapiatti a Londra ai grandi eventi a Dubai”

MESSINA – C’è un messinese che può vantare una storia che sembra uscita da un romanzo o da un film. Si tratta di Mirko Maccarrone, oggi 32 anni, che si gode qualche giorno di vacanza tra Messina e le isole Eolie prima di tornare alla sua vita “da sogno” a Dubai. E non è una frase scelta a caso, perché Mirko sognava di viaggiare e girare il mondo e c’è riuscito, andando via a 19 anni verso Londra, dove ha iniziato come lavapiatti prima di ritagliarsi con caparbietà il suo spazio nel marketing. Oggi, 13 anni dopo la partenza, vive a Dubai dove lavora per la Lightblue, un colosso del marketing che vanta collaborazione con grandi marchi internazionali.

Mirko a Dubai: “Lavoro per un’agenzia esperienziale”

Mirko spiega che a Dubai “faccio il direttore marketing tecnologico di un’agenzia esperienziale, anche premiata nel 2022 in Medio Oriente. Creiamo esperienze fisiche o digitali. Faccio un esempio: abbiamo lanciato Play Station 5 in Medio Oriente in modo spettacolare, con stuntman e uno show che per mesi è stato il più visto al mondo. Per Burberry abbiamo creato un monogramma nel deserto e una borsa così grande da essere alta quanto un grattacielo. Io sono entrato nel team per sviluppare da zero il dipartimento digitale: parliamo della trasformazione delle aziende che ora vogliono abbracciare sempre di più un mondo tra il fisico e il digitale. Lo abbiamo fatto, ad esempio, con questa esperienza immersiva con Refik Anadol, che utilizza l’intelligenza artificiale ed è un artista tra i più famosi al mondo. Io, lui e il primo robot al mondo con questa tecnologia, Sophia, abbiamo creato un evento per sensibilizzare il ‘climate change’, le tematiche legate al cambiamento climatico. Milioni di immagini sono state messe poi insieme in questa stanza immersiva, è stato un vero evento”.

Mirko Maccarrone, con l’artista Refik Anadol e il robot Sophia

La storia di Mirko: “A 19 anni facevo il lavapiatti”

“Come ci sono arrivato? – prosegue poi Mirko, ripercorrendo quanto fatto in oltre un decennio – Il primo passo è uscire fuori dalle mura cittadine e avventurarsi fuori, per capire cosa il fuori ha da offrire. Nel mio caso è andata così. Il mio sogno era di viaggiare e scoprire il mondo, ma prima ancora di studiare l’inglese perché lo vedevo come un pass par tout. Sono partito per Londra e avevo 19 anni. Ho lasciato Messina per fare il lavapiatti. Avevo già fatto l’agente immobiliare e avevo lavorato in Vodafone, ma ho preferito andare via e abbracciare l’incertezza e la bellezza delle nuove sfide. Lavavo i piatti, ma volevo studiare all’università e non avevo né la lingua inglese né la disponibilità economica dalla mia. Avevo tanti sogni in testa e pochi soldi in tasca”.

L’hotel e l’università: “Lavoravo di notte e studiavo di giorno”

La vita da romanzo di Mirko prosegue con un sogno fisso in testa, quello di studiare: “Ho avuto la possibilità di lavorare al Bvlgari Hotel, fino a diventare colui che curava le relazioni pubbliche: a 23 anni cercavo di soddisfare la clientela e parliamo di clienti con migliaia e migliaia di euro. Lavoravo di notte ed è stata una grande opportunità, perché così potevo studiare di giorno, pagandomi l’università e frequentandola. Per 3 anni ho lavorato di notte, poi andavo in classe e studiavo. Non è stato semplice ma io ero disposto a farlo: la domanda che mi sono posto è questa, cosa sarei stato disposto a fare per il mio sogno? Dal Bulgari poi mi sono laureato e per me è stato davvero realizzare un sogno. Dopo ho mandato circa 130 applicazioni per lavoro, ma senza riscontro”.

L’incontro con il suo mentore

Ed è lì che cambia tutto: “La mia vita è cambiata quando ho conosciuto il mio mentore, l’uomo che ha scritto un libro per me fondamentale, ‘LoveMarks’, in cui si parlava di marketing ma in chiave emozionale, in cui si parla più della connessione con le persone che del comunicare e basta. L’avevo letto a 20 anni, ma mai avrei pensato che 5 anni dopo quella persona, Kevin Roberts, sarebbe stata al Bvlgari proprio a pochi metri da me. Gli ho scritto una lettera in cui gli ho raccontato la storia della mia vita e l’ho ringraziato per quanto mi aveva donato, un regalo grande: l’ispirazione per trovare la mia strada. Ho rischiato, perché non potevamo contattare i nostri ospiti. Ho deciso di farlo ed è stato un passo importante, perché mi ha offerto un lavoro che mi ha permesso poi di entrare anche in contatto con Huawei, diventando uno dei manager più giovani del gruppo nel 2016, quando ancora la società non era la prima al mondo”.

L’arrivo in Huawei: “Ho vissuto anche in Australia”

“Da sognare di girare il mondo e condividere questo sogno con il mio primo chef, che diceva che fossi uno stupido a pensare a cose simili mentre lavavo i piatti, a essere di fronte a 300 persone che erano lavoratori della Vodafone, gli stessi per cui avevo lavorato io meno di dieci anni prima. Non avevo neanche la barba – prosegue Mirko nel raccontare la sua vita -. In Huawei sono rimasto 5 anni, lavorando a Londra, ma viaggiando anche in Germania e poi in Australia, dove sono rimasto per un paio d’anni ed ero responsabile della parte marketing del mio dipartimento. Poi a 30 anni ho lasciato tutto e resettato la mia vita per tornare a Messina e prendermi cura di mia madre per un periodo. In Italia sono rimasto un anno, tra Messina e Milano, lavorando per un’altra azienda, ma per me è stato difficile tornare in un Paese che era rimasto lo stesso di quando io ero andato via a 18 anni”.

“Non ho trovato innovazione né la voglia di sfruttare le nostre bellezze per metterle a disposizione dei giovani. E così ho deciso di ripartire e ho avuto l’opportunità di andare a Dubai, dove vivo ormai dal novembre 2022 e lavoro per la ‘Lightblue’. Questo mi ha permesso di tornare a fare public speaking, parlare a centinaia di persone del mio lavoro e del marketing, ma anche di tecnologia, aiutando le nuove generazioni. Lo capisco, è stato un percorso molto travagliato: ma mi ha portato fin qui”.

Mirko guarda indietro: “Ero sicuro di volerci provare”

Mirko, però, non si sentiva sicuro di farcela: “Sarebbe facile dire oggi che ero certo di arrivare dove sono, ma non è così. All’epoca ero una persona che ogni giorno si guardava allo specchio e si chiedeva se tutti questi sacrifici avrebbero portato a qualcosa. Non ero sicuro, ma allo stesso tempo ero sicuro di voler continuare a provarci. Il messaggio che vorrei lanciare ai ragazzi, soprattutto della mia città, è questo: dovete trovare quella spinta interiore che vi permetterà di capire quali saranno i passi da compiere per arrivare dove volete. Il sogno è dentro di voi, l’importante è capire quale sia la cosa che vuoi fare. Anche il non avere idea: perfetto, esplorate. Non bisogna arrivare a 40 anni con i rimorsi, non c’è nulla di più doloroso. Meglio sbagliare cercando un percorso. E aggiungo che è anche molto importante trovare la propria dimensione. A Messina ho tanti amici che hanno trovato la propria dimensione, che sono felici, che realizzano ciò che vogliono. C’è chi ha dovuto fare 20mila chilometri dall’altra parte del mondo per trovare un pezzo di sé. Cos’è che cercate? Quali sono le cose da fare per avvicinarmi dentro la persona che sta dentro di noi ma non sappiamo come fare uscire? Queste sono le domande”.

L’appello a Messina: “Deve abbracciare i cambiamenti”

Un ultimo passaggio, poi, sulla propria terra. Si gode le vacanze a Messina ma Mirko tra qualche giorno tornerà a Dubai. Un insieme di emozioni che vive, come lui, un folto gruppo di messinesi ormai stabilmente lontani dalla città: “Tornare e partire da Messina mi dà, in entrambe le occasioni, un mix di felicità e malinconia. Felicità perché guardi ogni singola strada, ogni bar, ogni scorcio e ripensi alla tua vita fino ai 19 anni: ti riconnetti con la bellezza della tua terra, che ha tanto ma non è valorizzato. Il problema è che questa bellezza la vediamo tutti i giorni e la lasciamo perdere. Questa è la parte malinconica: mi chiedo il perché io non sia riuscito a restare qui e dare amore alla nostra terra. Me lo chiedo spesso e mi rispondo di non essere pronto a cambiare la mia visione di vita. Il legame con la mia terra mi porta a vederla bella come il sole, ma necessità di evolversi, abbracciare un cambiamento. Da una singola idea può nascere un cambiamento e probabilmente è arrivato il momento che Messina si connetta alla bellezza che ha, facendola conoscere al di fuori della Sicilia e anche dell’Italia”.