MESSINA – Valeria Ancione è una scrittrice e giornalista sportiva. Il lavoro l’ha portata lontana da Messina ma la città dello Stretto le è rimasta nel cuore. Lei ha appena presentato il suo ultimo romanzo, “Il resto di Sara”, Arkadia editore, alla Notte d’arte, con “La Gilda dei Narratori”, e la coordinatrice Roberta D’Amico, al salotto “Fellini” di piazza Duomo.
Un tuffo nel suo passato messinese, anche se è nata a Palermo. Ma il suo romanzo è totalmente immerso nelle atmosfere di Messina, partendo da una notte all’ospedale Papardo per poi sviluppare la storia tra Ganzirri e Capo Peloro. Tra dramma e bellezza dello Stretto.
E’ una notte lunga e afosa all’ospedale Papardo di Messina. Intorno alla mezzanotte un’ambulanza, con l’infermiera Nenzi di servizio, trasporta una donna in condizioni gravissime. Si chiama Sara ed è stata investita da un’auto. La donna finisce in sala operatoria per un intervento lungo e delicato alla testa. Di là dalla porta del reparto si forma un bivacco di amici e parenti, in un luogo non luogo dove la vita si sospende.
Nella stessa sospensione si ritrova l’infermiera del 118, ripiombata nel suo dramma personale, che per uno strano gioco del destino o del cielo si convince che Sara sia la soluzione per uscire dal dolore che la imprigiona.
Sullo sfondo la Messina Nord, quella dei laghi di Ganzirri e della Punta di capo Peloro, dove lo Stretto si restringe e avvicina Scilla a Cariddi e lo Jonio incrocia il Tirreno in un gioco meraviglioso di correnti, metafora della vita. Il racconto corale dei personaggi legati a Sara permette di entrare e uscire da una storia a un’altra, di andare e venire dallo squallore all’immediata bellezza dello Stretto.
La notte lunga e afosa all’ospedale diventa l’occasione di confessioni, ammissioni di colpa, soluzioni in attesa di sapere come ricominciare. Con o senza Sara?