Caro diario, questa settimana ho capito di essere prigioniera politica della SuperTari e del Piano di riequilibrio del Titanic. Ci eravamo lasciati con la mia decisione di presentare il modulo di Robin Hood, quello anti-SuperTari per intenderci. Invece ho letto dapprima la nota del dirigente Romolo Dell’Acqua (la giunta Accorinti ha inaugurato questa prassi, quella di far rispondere ai funzionari per decisioni politiche prese dall’amministrazione) con la quale si spiega perché è inutile chiedere giustizia e poi quella del sindaco della rivoluzione dal basso, che accusa i “protestanti” di populismo, sfascismo e procurato allarme. Due note che mi hanno fatto sentire una pessima cittadina, una rivoltosa rancorosa, una sovversiva incivile che vuol far fallire il Comune, roba che neanche i manifesti pubblicitari del Teatro Vittorio Emanuele,quelli in cui mi dicono che guardo robaccia in tv, che vesto come una pezzente, che ho la puzza sotto il naso e lascio la pelliccia nell’armadio invece di metterla per andare al teatro (ma come hanno fatto a sapere che guardo Forum, Verissimo, Fuoriclasse? Se l’è cantata mio marito?). Non me voglia l’Ente Teatro ma a causa di un’imbarazzante gestione dei rifiuti l’alternativa all’abbonamento al Vittorio Emanuele NON sono 40 serate di Tv spazzatura ma è la bolletta della Tari. E la spazzatura non è in tv ma sotto il nostro naso. Non serve accendere il televisore, basta uscire da casa.
A fronte di un disservizio evidente, sostenere che un cittadino non possa neanche chiedere la legittima riduzione, prevista dalla legge, senza sentirsi additare come sovversivo è quantomeno singolare. E lo è ancor di più se a puntare il dito contro chi protesta dal basso è Accorinti.
Caro diario questa settimana ho visto il mondo girare al contrario. Non solo Ialacqua veste i panni dello sceriffo di Nottingham ma Accorinti che in 40 anni di battaglie è sempre stato dalla parte della gente accusa di populismo Nina Lo Presti, Gino Sturniolo e Aura Notarianni per aver indicato una via alternativa all’obbligo di pagare una tassa per un servizio che non c’è. E il Palazzo mi accusa d’intasargli gli uffici con i moduli, per una motivazione inutile perché tanto non avremo mai ragione e anzi potremmo addirittura causare un danno erariale. Ma che dovremmo fare per essere ascoltati? Dovremmo invitare la giunta e i 10 consiglieri comunali che hanno approvato la SuperTari a farsi un giro per strada e dire se sono orgogliosi di questo servizio? Dovremmo arrampicarci sul pilone, come faceva il sindaco nella sua vita precedente e dire che questa non è rivoluzione, ma CONTINUITA’?
Cerco di sintetizzare: 1)la Tari è così elevata perché, cosi come accadeva in passato c’è un deficit strutturale di circa 280 mila euro al mese e che per il 2015 è arrivato a 3 milioni di euro 2)O il debito da 3 milioni lo paghiamo noi cittadini subito con la Tari o finisce come debito fuori bilancio negli strumenti contabili 3)se il deficit nei bilanci blocca il Piano di riequilibrio il rischio è che salti il banco 4)ergo, il deficit lo dobbiamo pagare noi per intero e subito per salvare il disastro fatto da altri.
E qui entra in scena il Piano di Paperopoli, quello che basa le sue fondamenta sul fatto che Atm e Amam produrranno utili, la fontana di Orione zampillerà acqua di Lourdes e sui laghi di Ganzirri si potrà camminare sulle acque. Questa settimana il Ministero ha scritto l’ennesima nota al Comune, invitandolo a correggere un punto del Piano di Riequilibrio 2.0 e ad inviare il piano analitico del bilancio preventivo 2015-2017. Ad oggi non c’è la più pallida traccia di quel consuntivo,figuriamoci del piano analitico 2015-2017. Dalla nota appare chiaro che il Ministero ci tiene attaccati alla bombola dell’ossigeno (o del gas….). Il Piano di riequilibrio numero 1 è stato trasmesso a settembre 2014, poi, a seguito delle richieste del Ministero a febbraio è stato inviato il Piano di riequilibrio 2.0 e tra maggio e giugno si attendeva la decisione definitiva. L’ultima parola spetta alla Corte dei Conti, pertanto se il Ministero non ha il coraggio, o il cuore, di bocciare o promuovere il Piano, può fare come si faceva a scuola con l’alunno volenteroso ma di scarsa resa: mettergli il 6 politico e lasciare che sia la Corte dei Conti a decidere. Invece no, continua a tergiversare, a chiedere modifiche. Con questa nota il Ministero ha allungato l’agonia di altri 4 mesi almeno. Ha agito come Ponzio Pilato. Da qui a dicembre assisteremo ad uno spettacolo tra la farsa e la tragedia in Consiglio comunale, con i revisori dei conti che ormai fanno da balia all’amministrazione ed un’Aula totalmente appiattita dalla paura di tornare a casa. In questo limbo sono trascorsi 2 anni e mezzo di nulla. Non siamo né carne né pesce. Eppure Accorinti fino ad un giorno prima dell’elezione la pensava diversamente: il default è nei fatti, diceva. Oggi è nei fatti più di ieri ma questa giunta lo sta diluendo nel tempo e raddoppiandolo nella sostanza.
Prendiamo il caso dell’omicidio dell’Amam che si sta programmando. La stanno imbottendo di personale proveniente dalle altre partecipate provocando in grande quella deflagrazione avvenuta in piccolo con Messinambiente, per poi spostare il cadavere nella Multiservizi delle meraviglie. A Malalingua ho sentito Leonardo Termini ( che quando c’era Buzzanca era candidato nelle liste An e nel collegio sindacale della Nettuno e ora con la rivoluzione accorintiana è presidente Amam) rimbrottare Nina Lo Presti e Franco Tiano dicendo “voi due fate demagogia”, quando gli stavano facendo notare che l’esercito che sta transitando all’Amam non ha sostenuto un concorso pubblico …. Il mondo che gira al contrario insomma.
Accorinti oggi accusa la Lo Presti e Sturniolo di essere incantatori di serpenti. Lo stesso Accorinti nel ’92 finì davanti ai giudici perché durante il conflitto nel golfo Persico durante una manifestazione distribuiva volantini e gridava al megafono: “Soldato Accorinti…fuoco. Signornò obietto. Oggi mi ribello. Lo Stato potrebbe mandarmi la cartolina per partire, che io straccerò, consapevole delle conseguenze e chiederò a tutti di fare altrettanto. Il vero reato non è stracciare la cartolina ma spedirla, non è disertare ma ubbidire. Ogni guerra è insensata e un braccio di ferro tra due capi di Stato non può giocarsi il mondo intero”. L’accusa era di istigazione a violare le leggi. Il collegio giudicante, presidente Ernesto Morici, giudici Attilio Faranda e Laura Briguglio, lo assolse perché il fatto non costituisce reato. Nella sentenza, tra l’altro si legge: non va dimenticato che, nel contesto in cui maturò la condotta, l’imputato si trovò ad agire in una situazione di “conflitto di doveri”, da una parte il dovere di rispettare le leggi e dall’altra il dovere, da lui avvertito in modo cogente ed assoluto, di esprimere come cittadino il suo dissenso da quanto si stava drammaticamente verificando, nella convinzione di intervenire in prima persona in favore di valori di sicuro rilievo costituzionale.
A me piaceva e piace l’Accorintidiprima e non comprendo come possa a distanza di 23 anni, dire ai suoi ex compagni di battaglie “populisti, sfascisti, procuratori di allarme, incantatori di serpenti”. Un tempo, con le dovute differenze tra i 2 casi, invitava a strappare la cartolina della chiamata alle armi, adesso i suoi ex compagni di battaglie invitano non a strappare la bolletta ma a chiedere, come consente la legge, la riduzione di una tassa a loro giudizio iniqua, a pagare la prima rata e contestare il resto. La pensano come lui nel ’92: a volte il reato è ubbidire.
Rosaria Brancato