FORZA d’AGRO’. Vecchie mulattiere, uliveti, vigneti e tantissime testimonianza storiche della fiorente agricoltura che veniva praticata nelle vallate joniche dei Peloritani. Ci troviamo alle spalle dell’abitato di Forza d’Agrò, sotto le imponenti formazioni rocciose di monte Rocca Scala, da qui parte il nostro trekking verso lo spuntone di monte Recavallo. Il paesaggio è arricchito da tantissimi casolari in pietra e muri a secco, alcuni vecchi centinaia di anni, forse millenni. Nei pressi di un ventoso valico i resti ben visibili di un’aia, costruzione utilizzata per “battere” il grano, che veniva cosi separato dalla pula e dalla paglia grazie all’azione del vento. La vista spazia dalla riviera jonica alla cima dell’Etna, monte Kalfa, Limina, fino alla Rocca di Novara.
Concentrati tra la valle dell’Alcantara e dell’Agrò, si trovano numerosi palmenti rupestri, antichi opifici agricoli per la premitura dell’uva, ricavati in aperta campagna su grossi monoliti di natura sedimentaria. Strutture primitive ottenute con una laboriosa quanto intelligente opera di scavo. Il palmento rupestre era composto da due vasche, situate su piani diversi e collegate tra loro per mezzo di un foro. La prima, quella posta più in alto, serviva per la pigiatura, la seconda serviva da tino di raccolta del liquido. Tanti palmenti si trovano all’interno di piccoli edifici rurali. In genere si tratta di costruzioni che hanno due o tre secoli, ma alcuni sono di epoca medioevale. Mentre per quanto riguarda i palmenti rupestri si va indietro nel tempo fino all’epoca romana. In Sicilia vengono definiti da alcuni studiosi “palmenti bizantini”, facendoli così risalire all’alto medioevo, 1500 anni fa. Opere che andrebbero censite e preservate.