MESSINA – Non ci fu alcuna colpa medica nella morte di Vittorio Caruso, spirato il 23 novembre 2017 al Policlinico per una ischemia cerebrale. Dopo una lunga camera di consiglio il giudice monocratico Adriana Sciglio ha assolto con formula piena “perché il fatto non sussiste” dall’accusa di omicidio colposo i componenti della stroke unit dell’ospedale universitario che si occuparono dell’uomo.
Per i medici Fortunata Rosa Musolino, Masina Cotroneo, Carolina Maria Fazio, Francesco Grillo e Paolino La Spina si chiude quindi ora la vicenda giudiziaria. I difensori, gli avvocati Nunzio Rosso, Alberto Gullino, Bonni Candido, Lillo Arena e Pietro Luccisano hanno contestato l’accusa in più punti, sottolineando tra le altre cose, sulla scorta delle consulenze dei medici di fiducia, che la morte dell’uomo era inevitabile, e che comunque i camici bianchi hanno operato correttamente, come è richiesto da protocollo in casi del genere.
Caruso fu ricoverato dal 2 all’11 novembre 2017, era affetto da “vascolopatia cerebrale cronica con pregresse ischemie cerebrali”, Secondo l’accusa, rappresentata dal pubblico ministero Francesca Bonazinga, vi era una “ischemia cerebrale in corso” e i sanitari avrebbero dovuto avrebbero dovuto “eseguire un intervento endovascolare per disostruire l’arteria basilare.”
Accanto alla famiglia c’era l’avvocato Carlo Autru Ryolo, legale di parte civile.