MESSINA – Dopo una lunga serie di rinvii, si è chiusa l’udienza preliminare per i due gli indagati per la morte di Salvatore Ada, l’operaio che ha perso la vita lavorando in un cantiere di servizio del viadotto Ritiro, sulla tangenziale autostradale di Messina. Tanti dei nostri lettori, nei commenti alle notizie sul caso, hanno chiesto che il viadotto venga intitolato all’operaio scomparso. Una richiesta avanzata anche dai sindacati.
La giudice Arianna Raffa, che ha ereditato il fascicolo dalla collega Monica Marino, ha accolto la richiesta della Procura di Messina e rinviato a giudizio l’ingegnere Dan Alpen, direttore dei lavori, e Natale Bommara, responsabile del cantiere di via Palermo alta. Per entrambi sarà quindi il processo di primo grado a stabilire se hanno effettive responsabilità nella scomparsa dell’operaio, se in definitiva il cantiere, o le operazioni di carico in cui Ada era impiegato, non erano state programmate in sicurezza.
L’accusa contro cui dovrà difenderli l’avvocato Carlo Morace è omicidio colposo, formulata dalla Procura dopo gli accertamenti della Squadra Mobile di Messina e dell’Ispettorato del Lavoro sulle dotazioni del mezzo da cui è precipitato il new jersey che ha schiacciato l’operaio.
Il mezzo non doveva entrare in cantiere, secondo la Procura, e quella operazione, di carico e scarico delle pesanti barriere, avrebbe dovuto essere effettuata esclusivamente con un mezzo meccanico, una gru per esempio, non con un gancio di traino assicurato a mano, così come accaduto nel caso di Salvatore.
Cinque le parti civili nel procedimento, i familiari e i congiunti dell’operaio, assistiti dagli avvocati Filippo Mangiapane, Vincenzina Colaci, Carmelo Mostaccio e Giuseppe Ciminata. Stralciata dal fascicolo la posizione della Toto Costruzioni, titolare del cantiere, che è andata verso l’archiviazione.